Il nuovo sito si aggiunge alle pratiche agricole e ai cibi italiani già inseriti come Patrimonio dell’Umanità
Un iter decennale per ottenere il marchio Unesco, ma adesso prospettive importanti per una comunità che ha creduto fino in fondo in questa sfida. Un paesaggio culturale territorialmente ben definito e troppa confusione dei media nella comunicazione della notizia. Il Patrimonio culturale immateriale rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future. L’elenco Unesco accoglie anche tradizioni, arte e artigianato locali che esprimono il genius loci di un posto e tutte quelle attività che ne favoriscono l’affermazione, la trasmissione e la conservazione. Per questo ben otto diverse realtà italiane legate alle pratiche agricole e al cibo, hanno ottenuto questo prestigioso riconoscimento. Il 10 luglio è la data storica del riconoscimento come sito Unesco delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, identificato in quel territorio ristretto dove viene prodotto il Prosecco DOP e dove la viticoltura è arte antica e difficile. Quando si parla in generale di Prosecco, si cade spesso nell’errore di pensare a un solo territorio, senza differenziare fra collina e pianura. In pratica vengono confuse due realtà geograficamente molto diverse, dove sono prodotti due vini che hanno in comune il termine Prosecco, ma con rese e in condizioni non paragonabili. Da una parte pianura, alte rese e meccanizzazioni, dall’altra colline anche impervie, rese molto più basse e lavorazioni da fare a mano. Le caratteristiche di questo territorio che hanno portato al riconoscimento Unesco sono gli hogback, una serie di rilievi irti e scoscesi, intervallati da piccole valli parallele tra loro, dove emerge il lavoro dell’uomo che ha saputo adattarsi e modellare queste ripide pendenze, grazie ai ciglioni, una particolare tipologia di terrazzamento, che utilizza la terra inerbita al posto della pietra. Il terzo elemento caratterizzante è il mosaico, dato proprio dall’intervallarsi di piccoli appezzamenti vitati ed elementi boscati e improduttivi, che funzionano come un’efficace rete ecologica in grado di fornire servizi ecosistemici di qualità.
Zaia: “Il riconoscimento Unesco farà crescere tutto il Veneto”
Presidente Zaia, è stato molto impegnativo arrivare a questo riconoscimento?
Certo, ma guardando la strada percorsa in questi dieci anni, posso dire di essere soddisfatto di un risultato così importante per il nostro territorio. La primissima candidatura la presentai nel 2008, quando ero Ministro per le Politiche Agricole. Poi si è costituita l’Associazione Temporanea di Scopo. Nel 2018 sono state richieste integrazioni della documentazione da parte di Icomos, organo consultivo dell’Unesco, per dimostrare la storicità di questo territorio. C’erano perplessità sui ciglioni, i terrazzamenti che utilizzano la terra inerbita al posto della pietra, ritenuti responsabili di possibili smottamenti, ma è stato dimostrato addirittura il contrario, perché salvaguardano la collina da possibili frane.
Un’altra richiesta di chiarimenti da parte del Consiglio riguardava l’uso dei fitofarmaci?
Sì, questo è un tema che qualcuno ha voluto maliziosamente inserire in un dibattito tecnico che riguardava esclusivamente l’unicità paesaggistica e ambientale, ma già dal 2018 le amministrazioni locali dei 15 Comuni sui cui territori insiste la denominazione e il Consorzio di Tutela del Prosecco Superiore DOP avevano vietato l’uso del glifosato nell’area di produzione, e il Consorzio ha presentato un documento tecnico per razionalizzare l’utilizzo di fitofarmaci e proporre le buone pratiche agronomiche che possano aiutare la sostenibilità.
Il 7 luglio scorso, le Colline Conegliano Valdobbiadene vengono inserite nella lista dei beni dell’umanità da tutelare, adesso cosa succede?
Le prospettive di crescita sono molte, sia a livello turistico, sia economico. Già i dati turistici dello scorso anno hanno indicato per questa zona una crescita maggiore rispetto ad altre mete regionali, dimostrando l’interesse che suscitava un’area che sarebbe diventata patrimonio dell’umanità. Una zona apprezzata per la sua unicità, dove ancor oggi si pratica la “vendemmia eroica”. Molte opportunità nascono da questo riconoscimento, come il recupero dei casolari per trasformarli in alberghi diffusi. Sarà necessario formare appositamente personale e guide turistiche, per aiutare i visitatori a comprendere come abbia avuto origine questo paesaggio, come sia evoluto, come proteggerlo. Ci aspettiamo più lavoro per i giovani nell’ambito turistico, nel settore alberghiero, in quello della ristorazione e in agricoltura.
Presidente Zaia, in altre interviste ha parlato di nuovo Rinascimento, può chiarire questo concetto?
Per noi e per questa zona è un nuovo Rinascimento e uso entrambe le parole non a caso. Qui il primo step l’avevano compiuto i contadini nel ripulire le colline per poi coltivarle a vite. Ora questo stesso territorio rinasce una seconda volta, perché si riparte in termini occupazionali, di sostenibilità nella produzione del Prosecco DOP, di salvaguardia di questo paesaggio rurale con il rispetto di regole di pianificazione urbanistica, identificando degli osservatori, con un’immagine coordinata, con un piano di gestione dei turisti. Questo è il futuro. Questo è il paesaggio che vogliamo lasciare intatto ai nostri figli e alle future generazioni, un patrimonio non più solo dei veneti, ma del mondo.
Nardi: “Il Consorzio ha creduto fortemente nella richiesta del riconoscimento Unesco”
Presidente Nardi, cosa può cambiare per la denominazione e quali sono le prospettive di opportunità future?
Il riconoscimento Unesco è sul territorio, sul paesaggio, ma di conseguenza coinvolge anche i produttori di Conegliano Valdobbiadene – Prosecco DOP, un’eccellenza italiana nel mondo che nasce proprio qui e che ha contribuito a definire molte delle caratteristiche ambientali che hanno portato al riconoscimento. Come ricaduta ci aspettiamo un incremento di sensibilità verso l’ambiente; avevamo intrapreso questa strada, ma adesso è diventato uno degli obiettivi principali. Entro 120 giorni dobbiamo presentare un Piano strategico di valorizzazione del territorio con tre focus: ambientale-paesaggistico, turistico ed economico. Il problema dei fitofarmaci deve essere definitivamente superato; arriveranno tanti turisti, saremo una finestra del mondo, non possiamo farci trovare impreparati.
Questo riconoscimento aiuterà il Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore a distinguersi dal Prosecco DOP ormai più conosciuto?
Credo che questo sia uno degli elementi che può aiutare a far percepire le differenze fra il Prosecco di pianura e quello di collina. Noi siamo una realtà molto più piccola, più difficile come territorio, con minore produzione, il riconoscimento potrà essere utilizzato dai nostri produttori per comunicare queste differenze. Ritengo comunque che ci sarà una ricaduta positiva su tutto il mondo del Prosecco. Noi abbiamo il ruolo del fratello maggiore, con un percorso tutto da comunicare. In Italia nel 2018 siamo cresciuti del +6%, ma abbiamo perso sui mercati esteri, sicuramente potremo giocarci questa carta per nuove strategie di export.
Come Consorzio cosa farete?
Noi abbiamo un ruolo determinante insieme a tutti gli altri che hanno lavorato per questo riconoscimento, dalla Regione Veneto, alle amministrazioni Comunali: è necessario attivare un percorso di tutela, attraverso piani urbanistici dei comuni, un piano di marketing coordinato e condiviso da tutto il sistema, bisogna essere vicini alle aziende che stanno investendo in ospitalità e comunicazione, perché abbiamo la possibilità di diventare una destinazione turistica di grande richiamo come lo sono lo Champagne, il Chianti Classico, la zona delle Langhe Roero. Il nostro compito è aiutare per quanto ci è possibile, questo processo di trasformazione del nostro territorio in albergo diffuso, con il recupero di vecchie stalle e strutture sulle colline, per dare modo ai visitatori che verranno, di vivere esperienze uniche e autentiche.
A cura di Elena Conti
Fonte: Consortium 2019/03