Le vendite di vino italiano in Cina crescono del +15,4% su base annua per il primo trimestre 2016, ma il made in Italy continua a perdere quote di mercato. I numeri parlano da soli: rispetto agli altri Paesi produttori l’Italia non cresce in misura adeguata e ogni anno perde peso sul mercato locale, il cui import di vino cresce del +47% l’anno. “Purtroppo continuiamo a perdere quota sul totale e anche rispetto ai Paesi che ci precedono come Francia, Australia, Cile e Spagna – spiega Augusto Bordini, general manager di Chengdu 2 Lions, la principale piattaforma di importazione di vini italiani nel Sichuan – soprattutto rispetto alla Francia, che nello stesso periodo è cresciuta di quasi il +78%». Il fatturato dei francesi ammonta a 256 milioni di dollari nel primo trimestre di quest’anno, quello italiano a 26 milioni di dollari.
Un aspetto positivo è che il mercato cinese è cambiato, e di gran lunga. Prima era una piazza drogata, poiché erano solo i politici ad acquistare, mentre oggi è il consumatore il motore degli acquisti, e questo apre numerose possibilità all’Italia visto che la torta si allarga. Ma bisogna essere preparati. La Cina ha caratteristiche completamente diverse dagli altri mercati e richiede studio attento. Come potrebbe essere promosso efficacemente il vino italiano in Cina? Spiega Bordini: “Primo, occorre creare strutture in loco adibite allo scopo, come fanno i francesi, e non la consueta promozione attraverso fiere o costosissime degustazioni in hotel 5 stelle. Secondo, puntare a quelli che oggi sono i veri consumatori di vino, i giovani dai 20 ai 35 anni, con stipendio intorno a 1500 euro e che non comprerebbero mai una bottiglia da 50 euro, ma al massimo da 15 euro. Terzo, fare promozione su questo target tramite testimonial cinesi, pop star, attori o attrici carini, dato che i cinesi, che tendono a seguire le mode, copierebbero un testimonial che dà loro un modello di consumo”.
Fonte: MilanoFinanza