L’onda lunga del vino arriva almeno fino al 2020. In un quadriennio i consumi mondiali cresceranno del 4,3% e saranno trainati soprattutto dalla Cina (+21,6%), ma anche da Russia (6,1%)e Stati Uniti (5,7%).È la sintesi dell’outlook stilato da Ismea e presentato a Vinitaly, il 51° Salone internazionale del vino che oggi chiude i battenti. Ismea prevede anche una crescita della produzione del 2,4%, quindi più contenuta dell’espansione dei consumi. E i Paesi produttori? Fino al 2020 l’Italia dovrebbe essere il Paese più dinamico, con un aumento delle vendite, a valore, del 10%, meglio di Francia e Cile (+6,1%), USA (+4,3%) e Spagna (+3,6%). «Spicca – commenta il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello – il balzo dei consumi in Cina, che raggiungerà i livelli della Germania, mentre i consumi interni del nostro Paese resteranno stabili, +o,9%, dopo i minimi dell’ultimo quinquennio. Sul fronte del valore medio all’export, che rimane ancora basso rispetto alla Francia, c’è da sottolineare come l’Italia sia cresciuta del 20010 nel biennio 2014-2016 rispetto al 2011-2013, contro il +9% del nostro principale competitor».
Per il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani «i dati Ismea rivelano quanto il mercato cinese sia strategico. Sta ai produttori diventare più competitivi e sistemici nella promozione. Quanto agli USA,ilvino italiano è polarizzato soprattutto sulla costa atlantica, mentre dobbiamo cominciare a ragionare sul cuore dell’America, in quelle aree centrali dove il nostro vino non è ancora così presente». Sul mercato cinese il governo italiano, Ice e Veronafiere stanno predisponendo la piattaforma commerciale Italianwine channel (in parallelo a una accademia di formazione dei sommelier), oltre alle partnership con Alibaba e 1919.
Fonte: Il Sole 24 Ore