Modena Qui
E’ una ciliegia sempre più amara quella a marchio IGP per tutti i coltivatori di Vignola e dintorni. A una settimana dalla scadenza dei termini per presentare le adesioni cresce il malumore tra gli agricoltori della zona per l’ingresso nel sistema a Identificazione geografica protetta; una scelta che in tanti non sentono come propria e che ora sono costretti ad accettare con tutti i problemi che comporta. A parlarne è un imprenditore locale, Arcadio Boschi, che, prima su Amarevignola.it, e poi dalle pagine del nostro quotidiano, racconta quella che è l’altra faccia della medaglia. Per prima cosa non tutte le ciliegie di Vignola hanno ottenuto l’IGP, anzi solo quelle presenti da più di 20 anni, mentre le altre, circa il 50%, sarebbero rimaste fuori con la conseguenza devastante di non poter più utilizzare il nome Vignola. Ci sono poi i problemi burocratici e i costi che i coltivatori devono affrontare per aderire al marchio. Passaggi che avranno come inevitabile effetto quello di produrre un aumento del prezzo al consumo. «La ciliegia di Vignola era già abbastanza cara sul mercato – spiega Boschi -, non si può pensare che il cliente finale vada a comprare le ciliegie IGP da Bulgari o da Cartier».