Il cibo moderno confezionato e consumato in fretta è un guaio. Questo, almeno, è il messaggio che ci trasmettono i giornali, i programmi televisivi di cucina e i libri di ricette. Lamentarsi dei mulini a rulli d’acciaio e del pane del supermercato sognando la farina macinata a pietra e i forni di mattoni, cercare le mele e le zucche di un tempo e disprezzare i pomodori moderni e gli ibridi, prendersela con gli agronomi che creano cereali ad alto rendimento e con gli economisti che inventano nuovi sistemi di produzione, tutto questo è segno di grande raffinatezza.
Quasi ci vergogniamo nel ricordare l’entusiasmo delle nostre madri e delle nostre nonne per gli alimenti in scatola e i surgelati. Annuiamo soddisfatti quando un cameriere dichiara che il suo ristorante offre solo i prodotti locali più freschi. Evitiamo il pane in cassetta e le bevande gassate. Ma soprattutto disprezziamo il massimo simbolo del modernismo culinario, la catena McDonald’s: moderna, veloce, internazionale e uguale dappertutto.
Fonte: Internazionale