Panorama
Da mezzogiorno operaio degli anni Cinquanta a sfizio sofisticato per hipster globali. Così lampredotto e panissa subiscono lifting stellati. e non lo si mangia più deambulando ha ancora diritto di chiamarsi cibo di strada? O «street food»? I mangiari di strada sono molti dal Nord al Sud dello Stivale, con molti eventi come la Live kitchen in piazza San Babila a Milano presentato dal terzetto della trasmissione Street food heroes, tra cui Mauro Rosati, curatore dell’Atlante Qualivita, la mappa dei prodotti e dei vini italiani certificati. Una Cucina di Strada che aperte dal mezzogiorno operaio degli anni Cinquanta
fino a diventare a cibo ecologico del chilometro zero, ma anche appuntamento dello zapping tra lusso e (finta) povertà, fino a di vestire i cuochi di alto profilo. Sembrerebbe un salto mortale ma, come i grandi attori, il cibo di strada incarna i ruoli più diversi, restando se stesso.