La chiamano, a ragione, Dop Economy. Quel segmento del food a Indicazione geografica (Ig) con targa made in Italy, che rappresenta un quinto del valore dell’agroalimentare nazionale e che è stato capace di superare quota 16,2 miliardi di euro nel 2018 (+6%) e di triplicare il valore dell’export in dieci anni. Il Rapporto 2019 Ismea-Qualivita, presentato a Roma, certifica il ruolo centrale delle Ig (tra Dop, Igp e Stg), non solo sul fronte interno ma anche nel mondo, considerando che oltre un prodotto su quattro è italiano: 300 marchi contro i 251 della Francia. “In un sistema in rapida evoluzione, che si trova ad affrontare drastici e repentini cambiamenti“, evidenzia il presidente di Fondazione Qualivita, Cesare Mazzetti “si rende necessario per gli operatori avere strumenti che permettano di capire le mutazioni in atto e di adeguarvisi. Il rapporto Ismea-Qualivita, frutto di una collaborazione che dura da 17 anni, costituisce uno strumento unico ed efficace per svolgere tali funzioni informative“.
Ancora una volta, la crescita del comparto è trainata dalle performance del vino. “I dati del rapporto” ha sottolineato la ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova “certificano il peso delle Ig nell’economia agricola italiana, il ruolo strategico che assumono nel posizionamento globale e nella competitività del nostro made in Italy. Questi prodotti sono la nostra identità e per questo sono così tanto apprezzati e anche imitati nel mondo”.
“Il continuo trend di crescita negli ultimi dieci anni, con un valore alla produzione che supera ormai i 6 miliardi di euro, conferma l’elevato peso specifico assunto dalla Dop Economy nel settore agroalimentare – sottolinea Paolo De Castro, europarlamentare e presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Qualivita – Un valore aggiunto sul piano economico, basato su produzioni di eccellenza riconosciute in tutto il mondo, che ha radici nella tradizione dei territori e solide fondamenta nella comunità scientifica internazionale”.
Fonte: gamberorosso.it