AICIG conferma il proprio appoggio all’accordo commerciale ed economico globale CETA, fermo restando tuttavia che esso non debba in alcun modo rappresentare un punto di riferimento per gli accordi di libero scambio tra l’UE ed i Paesi Terzi. A farsi portavoce di siffatto messaggio è il Presidente di AICIG Cesare Baldrighi, il quale ci tiene a precisare che “l’Associazione rappresentativa di oltre il 90% delle produzioni italiane tutelate, esprime una valutazione tutto sommato positiva sull’accordo CETA raggiunto con il Canada che, essendo un paese di diritto anglosassone basato quindi sul sistema del marchio d’impresa, non riconosceva in precedenza nessuna tutela ai prodotti a denominazioni di origine. Il fatto che un paese nord americano riconosca il principio delle Indicazioni Geografiche e del loro valore pubblico, apre un varco al duro fronte USA che si oppone a tale principio e che é organizzato attraverso il Consortium For Common Food Names. espressione dell’US Dairy Export Council il quale si presenta come una alleanza internazionale per opporsi al sistema UE delle DOP IGP (e STG)”.
Dello stesso avviso è Ricci Curbastro Presidente di Federdoc – Confederazione Nazionale dei Consorzi Volontari per la Tutela delle Denominazioni dei Vini Italiani – che afferma: “ L’ Accordo CETA è un buon punto di partenza per il riconoscimento delle Indicazioni Geografiche in un Paese, come il Canada, che fino ad oggi ha concepito unicamente il sistema dei marchi. Abbiamo accolto con favore la volontà della Commissione Europea di offrire una corretta e completa informazione sulle qualità e caratteristiche dei nostri prodotti ai consumatori canadesi attraverso il Comitato CETA istituito dall’Accordo. Confidiamo che l’elenco delle IG protette possa crescere nei prossimi anni.”
Cosa è cambiato dopo l’entrata in vigore di siffatto accordo per IG italiane? Per il settore vitivinicolo, il CETA include il precedente accordo UE – Canada Wine e Spirits del 2003, prevedendo quindi il reciproco riconoscimento delle pratiche e processi enologici. Sul versante agroalimentare, in Canada fino ad oggi non esisteva un sistema di protezione dei prodotti agroalimentari a Indicazione Geografica, i quali non godevano di alcuna tutela. Con l’entrata in vigore dell’accordo si prevede la piena protezione di circa 150 Indicazioni Geografiche europee, di cui ben 39 sono italiane. Tuttavia, il testo prevede alcune eccezioni, riguardanti in particolare alcune Indicazioni Geografiche che coesisteranno con marchi precedentemente registrati in Canada, di cui tre italiane ovvero Prosciutto di Parma DOP, Prosciutto San Daniele DOP e Prosciutto Toscano DOP: ciò significa che i marchi canadesi continueranno ad essere presenti sul mercato ma che allo stesso tempo sarà possibile per i produttori delle suddette IG utilizzare la propria denominazione. Altra eccezione vale per il Parmigiano Reggiano DOP – che potrà contare su una protezione piena lasciando la possibilità di utilizzare il termine Parmesan per indicare prodotti diversi dal Parmigiano Reggiano ma vietando qualsiasi forma di evocazione che possa trarre in inganno il consumatore sull’origine del prodotto – e per altri formaggi come Asiago DOP, Fontina DOP e Gorgonzola DOP considerati dal Canada denominazioni generiche che continueranno pertanto ad essere venduti sul mercato canadese a fianco di prodotti aventi lo stesso nome, ma indicando chiaramente la vera origine del prodotto e vietando anche in questo caso qualsiasi evocazione che potrebbe trarre in inganno il consumatore circa l’origine geografica del prodotto.
Fonte: AICIG