Il Ceta? Nessuna fretta di votare sulla ratifica. Il giorno dopo il solenne annuncio del vicepremier grillino Giuseppe Di Maio sulla prossima bocciatura in aula dell’accordo con il Canada, ieri è arrivata la frenata sul fronte leghista. Per bocca, oltretutto, del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, proprio colui che per primo aveva annunciato la volontà di non ratificare l’accordo. Il quale, lo ricordiamo, è entrato in vigore lo scorso settembre in forma provvisoria per la parte puramente Ue (il 99% del testo), in attesa delle ratifiche nazionali per la parte della tutela degli investimenti. Senza le ratifiche di tutti gli Stati membri il Ceta decadrebbe.
«Nessuno – ha precisato Centinaio, che ieri a Bruxelles ha partecipato alla riunione con i colleghi Ue – ha fretta di portare il Ceta in aula: vogliamo capire con dati concreti se realmente l’Accordo col Canada è vantaggioso per il nostro Paese. Ad oggi ci sembra di no». Centinaio vuole esser convinto, dunque, e Bruxelles già si rimboccale maniche. «Abbiamo concordato con il ministro – ha detto il commissario all’Agricoltura Phil Hogan – che la Commissione Europea farà una valutazione dell’impatto del Ceta sui produttori italiani dell’agroalimentare nei prossimi mesi». Bruxelles insiste che dall’entrata in vigore dell’accordo l’export agricolo italiano verso il Canada è aumentato dell’8%, mentre secondo l’Ice (Istituto del commercio estero) nel primo quadrimestre del 2018 si è registrato un aumento dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2017, e il settore agroalimentare ha visto il +14% da settembre 2018 a febbraio 2018. Centinaio, però, insiste che «nulla ci sta dicendo con dati reali e razionali chela posizione che abbiamo assunto nel contratto di governo è una posizione sbagliata».
Dalla sua il governo ha la Coldiretti che fa fuoco e fiamme contro il Ceta, parlando di una «legalizzazione della pirateria» (i canadesi potranno continuare a vendere «Parmesan», ma senza bandierine italiane), e lamenta che solo 41 delle circa 250 denominazioni di origine italiane sono riconosciute dall’accordo. «Vuol dire che ce ne sono 200 fuori – ha detto Centinaio – vediamo se le altre 200 sono tutte locali, oppure se ce ne sono alcune che possono essere tutelate». L’Ice avverte che in realtà quelle 41 rappresentano il 90% del valore totale del le indicazioni geografiche italiane esportate in Canada. Fonti comunitarie ieri spiegavano che, se Ottawa è d’accordo, è possibile allungare l’elenco delle DOP riconosciute. Del resto c’è un vasto fronte di organizzazioni a favore del Ceta. Proprio ieri, ad esempio Agrinsieme (che riunisce varie sigle agricole) ha affermato che «la mancata ratifica sarebbe un clamoroso autogol». A favore anche Assolatte e importanti consorzi come Parmigiano Reggiano DOP, Grana Padano DOP, Prosciutto di San Daniele DOP e l’intero comparto industriale.
Fonte: Avvenire