In alcune zone dell’Amiata, il cinipide del castagno è stato sconfitto al 50%. Ma la lotta continua. Questo e molto altro sarà spiegato e discusso all’assemblea dei castanicoltori dell’Associazione per la valorizzazione della Castagna del Monte Amiata IGP, che sono stati chiamati a raccolta dal presidente Lorenzo Fazzi, oggi alle 18 nella sala Cred dell’Unione Comuni Amiata grossetana. Il presidente, oltre alle azioni di contenimento del cinipide ha messo in scaletta anche un aggiornamento sui progetti dell’Associazione. Fazzi, in sintonia con l’Università di Firenze e il Crea (consiglio per la ricerca in agricoltura), dopo campionamenti e analisi effettuati sui castagneti attaccati dal micidiale insetto cinese, il cinipide galligeno, è sicuro: «Abbiamo cominciato a analizzare i primi castagneti infestati, come quelli di Sorano, Monticello Amiata e Santa Fiora. Dentro le galle raccolte abbiamo trovato, per il 50% il toriinus siniensis, l’insetto antagonista del cinipide a cui abbiamo affidato la cura dei nostri castagneti. Siamo soddisfatti, perché l’iniziativa dei lanci ha funzionato e sta funzionando».
Il caso cinipide che ha messo in ginocchio la castanicoltura del Monte Armata comincia cinque o sei anni fa: ha decimato annate e raccolti. L’attività dell’Associazione castanicola amiatina è sempre stata costante, con consigli ai coltivatori, potature degli alberi, lanci dell’antagonista. I lanci cominciarono dove, per primo, si era manifestato l’insetto proveniente dalla Cina e successivamente, quando l’attacco si è diffuso in tutta la fascia di castagni che cingono la montagna, sono stati effettuati un po’ dappertutto, con spese sostenute dai proprietari e qualche esiguo contributo pubblico. « Sebbene i lanci abbiano fatto risultato – aggiunge Fazzi – continueremo a farli. E useremo un’altra tecnica. Invece dei lanci veri e propri, sarà messa in campo la tecnica del sacchetto contenente galle col torimus, che saranno posizionate nei castagni che ne hanno più bisogno. Una tecnica molto efficace che darà risultati. Per l’allevamento del torimus, useremo le strutture di Fonte delle Monache, dove già sono stati riprodotti questi insetti buoni».
Ma Fazzi dirà all’assemblea quali sono le altre iniziative in cantiere: «Cominceremo – spiega- l’analisi del terreno dei vari castagneti, naturalmente se i proprietari saranno d’accordo. Andremo a vedere quali sostanze mancano dopo che le piante hanno subito gli attacchi del cinipide. Noi come associazione raccoglieremo i campioni di terreno e poi i laboratori delle università, dei centri di ricerca e dei privati, faranno le analisi. Si capirà, in questo modo, di quale tipo di concime ha bisogno quel castagneto. Ci tengo a dire che all’assemblea possono partecipare tutti, anche chi non è socio della nostra associazione della castagna. L’importante è che tutti sappiano come stanno le cose e quali azioni sono possibili per salvare questo nostro patrimonio inestimabile».
Fonte: Il Tirreno
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