E’ scoppiata la guerra del riso del Delta del Po. E c’è poco da ridere. Da diversi anni in Italia arriva riso di ogni tipo da Vietnam, Cambogia e Myanmar. Bastano le cifre dell’import per rendere l’idea: nel 2015 ne sono arrivati 219 milioni di chili e nei primi tre mesi di quest’anno c’è stato un altro aumento del +74%. Un boom che preoccupa anche i produttori del Basso Polesine, dove si coltivano le varietà pregiate Carnaroli, Arborio e Baldo, e gli enti che ne tutelano la commercializzazione su scala nazionale. La situazione di concorrenza, complicata anche dal persistere della crisi, è da tempo sotto i riflettori del Consorzio di tutela nazionale del riso del Delta del Po IGP nel cui consiglio siede Terenzio Finotti che è anche vicepresidente del Consorzio dei risicoltori polesani costituito da dieci aziende agricole della provincia di Rovigo.
Ma scatenare la battaglia dei Basmati contro il Carnaroli, è una mossa vincente? «Non è l’arma per difendersi da questa importazione massiccia orientale e a mio avviso la risposta italiana non porterà grossi vantaggi. E un po’ come la coltivazione del riso nero o rosso che però costa. Una scatola di Carnaroli a 3 euro la compri, a 5 cominci già a chiudere il portafogli, questi risi speciali costano 5 o 6 euro, dipende da marchi e marchietti, forse alla fine con un po’ di pubblicità il consumo potrebbe aumentare».
Come consorzio nazionale cosa avete fatto? «Abbiamo cercato di sensibilizzare le nostre amministrazioni e anche l’ente che controlla tutta la coltivazione e le varietà italiane per la commercializzazione. Potrebbero darci mano, così come il Ministero dell’agricoltura, però rispondono poco. Secondo loro, nel discorso import-export tarato sulla globalizzazione, qualcosa deve entrare per forza dall’Oriente in Italia. Ma questo discorso è pericoloso perché finisce per limitare il mantenimento di un prezzo adeguato del riso italiano e il suo consumo».
Una curiosità finale. Dove va finire il riso importato dall’Oriente? «Gli alberghi ed i ristoranti usano Carnaroli o Vialone Nano, l’altro riso importato finisce nella grandi catene di distribuzione, nelle mense scolastiche e nella case di riposo».
Fonte: Il Resto del Carlino