Dopo il primato mondiale sulla produzione il Cairo conquista la vetta delle vendite in Italia. Gli agricoltori nostrani non raccolgono più l’ortaggio: prezzi poco remunerativi.
Il primato mondiale l’Egitto l’ha conquistato nel 2022, quando ha raggiunto e superato l’Italia per tonnellate di carciofi prodotti: 460mila contro i nostri 380mila (fonte Faostat).
In attesa del consuntivo dello scorso anno, per il 2024 le stime – se possibile – sono perfino peggiori e fanno temere che il Paese nord africano sarà primo anche nella classifica delle vendite in Italia.
Se ne stanno già accorgendo sulla propria pelle gli agricoltori che in alcune zone (come nel Brindisino dove si coltiva il Violetto IGP) preferiscono non raccoglierlo e lasciarlo sui campi. I 15 o 20 centesimi a carciofo pagati dai mediatori della grande distribuzione non coprono i costi di produzione.
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Il saldo commerciale è negativo da tempo, ma negli ultimi anni la forbice export-import si è ulteriormente allargata, nonostante l’Italia vanti il maggior numero di varietà a denominazione (il DOP Spinoso di Sardegna e le tre IGP Brindisino, Carciofo di Paestum e Romanesco del Lazio, che celebrerà la sua sagra nel week end del 20-21 aprile nell’antico Campo Boario dell’Ex Mattatoio di Testaccio).
Un’altra ventina di varietà sono richiestissimi da gourmet: dai siciliani spinoso di Menfi al violetto di Castellammare, dal Bianco di Penosa al pregiato Sant`Erasmo coltivato nell’isolotto nella Laguna di Venezia, al simile Romanesco ma di Orte, tutti presidi Slow Food.
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Fonte: Il Messaggero