L’allarme lanciato da Qualivita e dai Consorzi di tutela al Santa Maria (Siena) “Il Paese è oppresso da contraffazioni, va difeso dall’assalto iberico”. La Spagna torna a produrre un milione di tonnellate, noi fermi a 290mila.
Solo il 5% della produzione olivicola nazionale può dirsi veramente italiana, perché proviene da un’area di produzione DOP IGP. Oggi questa è l’unica certezza nel mondo dell’olio extravergine d’oliva, sempre più oppresso da contraffazioni e imitazioni, oltre che schiacciato da quella che si può definire una ’ibericizzazione’. del prodotto. E’ il messaggio fragoroso che è partito dalla tavola rotonda organizzata da Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia, l’Associazione italiana dei Consorzi di tutela, nella prima giornata degli Stati generali dell’olio, aperti ieri al Santa Maria della Scala di Siena.
Dopo le presentazioni e le dichiarazioni sull’importanza di aver fatto assurgere Siena a capitale dell’oro verde per qualche giorno, sono i numeri a fare la differenza e a definire il quadro di un’eccellenza italiana. Che però è sotto attacco continuo e non ha una massa critica di produzione e fatturati tali da resistere alle ripetute ondate.
Prendete i dati che l’Ismea, tramite il presidente Livio Proietti e la direttrice generale Maria Chiara Zaganelli hanno illustrato ieri alla platea della sala Calvino: l’Italia consuma 456mila tonnellate all’anno di olio d’oliva e ne produce 290mila. Ne importa 535mila e ne esporta 359mila. Se fosse solo un hub di passaggio poco male, 170mila tonnellate importate coprono la differenza tra consumo e produzione. La realtà è diversa però: gli italiani non consumano tutto l’olio prodotto in Italia. Per questo Qualivita e i consorzi di tutela hanno suonato l’allarme iberico, visto che la Spagna da sola produce il 45% dell’olio d’oliva mondiale e l’Italia il 15%, e l’export è spagnolo per il 60% contro il 20% dell’Italia.
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Fonte: La Nazione