Il Mattino
È una campagna attonita e addolorata quella che si leccale ferite dopo la tempesta. Il violento nubifragio di lunedì, con il suo schiaffo di acqua e vento, ha spaccato in mille pezzi i chicchi di uva nel periodo più delicato della maturazione dei vitigni, ha piegato i campi di mais, ha distrutto distese di ortaggi e verdure, ha frullato la frutta direttamente sugli alberi, ha ridotto in brandelli interi campi di pomodoro, compreso il prezioso Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP e il Pomodoro S. MArzano del’Agro Sarnese-Nocerino DOP
Si raccolgono solo lamenti, adesso, nelle terre di giugno, tra i contadini, soprattutto quelli del perimetro che unisce l’area metropolitana di Napoli al Casertano, già segnato da un anno orribile, tra crisi economica e coda velenosa della Terra dei fuochi. «Siamo preoccupati», dice il direttore Coldiretti Campania, Simone Ciampoli. Curvati da questo tempo pazzo e dispettoso, che prima fa maturare velocemente col caldo e poi distrugge in un attimo con la pioggia, oggi contano i danni e si rammaricano. «Non c’era periodo peggiore di questo per una tempesta – sbotta Luigi Ricciardiello, agricoltore di Varcaturo, mentre stringe tra le mani le sue ciliegie maciullate dal vento -. Il caldo ha maturato la frutta prima del tempo. Ho lasciato le ciliegie un po’ sugli alberi a farsi rosse.