L’allarme: cambiamento climatico, uso intensivo e ricorrenti siccità stanno compromettendo la sopravvivenza dei terreni. In 12 mesi consumati 77 chilometri quadrati di superficie
Quasi il 18% della superficie dell`Italia è ormai classificata come in stato di degrado. L’incalzare del cambiamento climatico ha accelerato questo processo portando migliaia di ettari a livello di desertificazione. In pratica terreni morti, dove la bio fauna e la flora non vivranno e non cresceranno più.
Lo spiega Mario Serpillo, presidente dell`Unione coltivatori italiani (Uci) il cui ufficio studi ha elaborato i dati della recente ricerca dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul consumo del suolo.
Secondo Ispra solo nel 2023 il consumo del suolo ha raggiunto la velocità di 2,4 metri quadrati al secondo, avanzando, in soli dodici mesi, di altri 77 chilometri quadrati, oltre il 10% in più rispetto al 2021.
In quindici anni sono andati persi circa 105mila ettari. “Un tema di cui si parla poco – dice Serpillo – perché il cambiamento climatico cattura maggiormente attenzione se si discute di surriscaldamento dell’aria, di emissioni di gas serra o di ritiro dei ghiacciai. Eppure anche il consumo del suolo, il suo deterioramento irreversibile è una spina nel fianco per gli agricoltori italiani e nel mondo. In Italia – aggiunge Serpillo – il 17,4% della superficie è in uno stato di degrado. Questo degrado si manifesta attraverso fenomeni come l’erosione, la salinizzazione, la compattazione e l’impermeabilizzazione”.
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Fonte: Il Sole 24 Ore