Molti temi discussi al primo convegno scientifico promosso dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese dal titolo “Cambiamenti climatici, portinnesti di nuova generazione e tecnologia applicata alla viticoltura”
Adattamento e mitigazione. Queste, le due condizioni/azioni per preservare la viticoltura nelle zone maggiormente siccitose e investite dai cambiamenti climatici scongiurando, così, la spesso preannunciata “migrazione” dei vigneti. Se ne è parlato domenica 14 maggio nella Sala Marescalchi del Palazzo Paleologo di Casale Monferrato in occasione del Convegno Scientifico dal titolo “Cambiamenti climatici, portinnesti di nuova generazione e tecnologia applicata alla viticoltura” promosso dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese, con interventi a cura del professor Matteo Gatti del Dipartimento di Produzioni Vegetali Sostenibili dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Piacenza, del PhD Luigi Falginella dei Vivai Rauscedo e del professor Daniele Trinchero del Politecnico di Torino.
“L’aumento delle temperature e la contrazione delle precipitazioni, specialmente accentuate nell’alessandrino, associate ad una connotazione ancora più critica qual è l’aumento dell’evapotraspirazione, inevitabilmente, impattano gravemente sulla viticoltura” ha ricordato il professor Gatti sottolineando altresì che “neppure l’attuale pioggia risolverà completamente le problematiche estive”. Ne conseguono le cosiddette problematiche emergenti, ovvero: anticipo e accorciamento delle fasi fenologiche, rapida degradazione dell’acidità del mosto, disaccoppiamento tra la maturazione fenologica e quella tecnologica e la disidratazione/scottature degli acini che, per cause dirette e indirette, si traducono in eccessiva produzione di alcol e zuccheri. Da qui, la necessità e l’urgenza di adottare tecniche colturali innovative che, garantendo sostenibilità, qualità e redditività, siano in grado di promuovere la resilienza idrica del vigneto, andando a rivalutare la coltura del suolo i cui potenziali, oggi, sono ancora estremamente inesplorati.
In particolare, Gatti si è soffermato sulle tecniche applicabili nel breve periodo e gestibili con flessibilità “alla bisogna” per mitigare l’impatto del global warming. Tra queste troviamo: nuove forme di allevamento della vite, una ripensata defogliazione (le foglie, oltre a fare fotosintesi, fungono da schermo), l’applicazione del Caolino a protezione della chioma, la potatura tardiva per posticipare di 20-30 giorni l’epoca di germogliamento e la pratica agronomica del sovescio nell’interfilare e nel sottofila. Rispetto alla defogliazione, “è preferibile quella alta della chioma da effettuarsi in prossimità dell’invaiatura, per ridurre l’acidità dell’uva a parità di concentrazione degli antociani e per ridurre il disaccoppiamento delle maturazioni”. Consigliata, poi, l’applicazione del Caolino, da spruzzarsi sulle chiome in concentrazione variabile tra il 2/3 e il 6%, che “funziona come una crema solare che protegge la chioma dalle alte temperature, riflettendo la luce e preservando i fotosistemi; poi, quando viene dilavata, le foglie riprendono la stessa attività fotosintetica precedente. Inoltre, consente produttività più elevata perché evita gli effetti delle disidratazioni più marcate”.
Tra le soluzioni che l’agricoltura deve trovare, inoltre, vi è la gestione del suolo. Il sovescio è una pratica agronomica sostenibile che: favorisce l’aumento della sostanza organica con effetti per l’equilibrio nutrizionale e idrico delle colture oltre che sulla struttura del terreno con conseguente riduzione di stress; apporta azoto a lenta cessione grazie alla presenza di leguminose; rivitalizza il terreno favorendo lo sviluppo di microrganismi e mesofauna; contribuisce fortemente a contrastare le erbe infestanti. “La gestione del suolo è l’unica tecnica che permette di perseguire adattamento e mitigazione”.
“La gestione dell’interfila mediante il sovescio, ovvero, la produzione di biomasse mediante la semina di inerbimenti e miscugli nel periodo autunnale che vengono poi trinciati e interrati in primavera con l’obiettivo di restituire nutrienti, è una delle tecniche più innovative altresì definita: concimazione verde”.
Infine, vi è la tecnica di inerbimento artificiale del sottofila con specie poco competitive, tra le quali: la Hierarcium Pilosella, che crea un tappeto estremamente fitto impedendo lo sviluppo infestante e garantendo una condizione di equilibrio; la Glechoma tapezzante prostrata e il Trifolium subterraneum.
“Poiché la viticoltura è un’attività estremamente dinamica che deve fronteggiare il tempo e il contesto mutevole, non ci sono ricette preconfezionate; le tecniche che in passato venivano considerate inidonee possono oggi essere rivalorizzate, attualizzate e testare nel nostro contesto per riuscire ad avere la giusta interazione”. Nell’ambito delle impellenze in agricoltura ci sono anche le direttive europee da adottarsi entro il 2030 attraverso l’European Green Deal, ovvero: riduzione dei pesticidi del 50%, riduzione dei fertilizzanti del 20% e aumento della Superficie Agricola Utilizzata a biologico del 25%.
Su questo fronte, anche la ricerca in campo vivaistico ha fatto passi avanti per ritrovare nuovi strumenti che consentano di mitigare/alleviare gli stress biotici e abiotici indotti dai cambiamenti climatici. Ne sono esempi i nuovi portinnesti e le varietà resistenti. “Tra questi, i portinnesti M2 e M4 garantiscono elevata resistenza alla siccità e maggior equilibrio vegeto-produttivo” ha spiegato Falginella. Sul fronte del miglioramento genetico, attualmente sono in fase di valutazione oltre 400 genotipi, rispetto ai quali si sta verificando la resistenza alla filossera, la resa/compatibilità e l’impianto in diversi ambienti con pressione di nematodi, calcare, siccità, salinità e acidità. Rispetto al Grignolino, due nuovi cloni sono stati recentemente presentati al Masaf per la pratica di omologazione e sono: VCR 22 e VCR 25.
Particolarmente utile e necessaria, infine, anche la tecnologia 4.0 applicata alla viticoltura per rilevare e censire in modo puntuale l’andamento climatico, delle temperature e delle precipitazioni ai fini degli interventi e non solo.
Fonte: Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese