Le preoccupazioni della produzione dopo i numeri (negativi) del 2023 del report Ismea. “Borsino” degli sfusi: Amarone della Valpolicella al top
Scambi mondiali in frenata, così come gli acquisti nella GDO dei diversi Paesi e consumi più in generale in calo, non solo per fattori economici, sono il poco confortante riassunto di un 2023 raccontato dai dati più o meno completi.
Uno scenario – a cui va aggiunto il macro tema del cambiamento climatico – che, in vista del 2024 appena iniziato, ma anche del prossimo futuro, non lascia spazio a voli pindarici ed a chissà quale ottimismo per il mondo del vino, che spinto dalla necessità, inizia ad interrogarsi in maniera più profonda su temi che raccontiamo e analizziamo da tempo.
Che emergono anche nell’ultimo report, pubblicato da Ismea, dove al netto dei dati economici già più volte analizzati (tra una produzione 2023 scarsa, sotto i 40 milioni di ettolitri, ma giacenze in cantina mai così alte, stabilmente sopra i 40 milioni di ettolitri, export stabile in volume ma in calo in valore, e acquisti in GDO giù in volume ed in leggero aumento in valore, ma soprattutto per l’aumento dei prezzi legato all’inflazione), emerge come, guardando al futuro, il settore si stia interrogando su alcune criticità che, ormai, possono considerarsi strutturali più che congiunturali.
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Fonte: Winenews.it