Calano i volumi di olio extra vergine di oliva, con un calo dei volumi acquistati che tocca l’11%. Le cause stanno nell’aumento dei costi produttivi e nella carenza di produzione dello scorso anno.
Secondo il report Ismea sui consumi alimentari delle famiglie, nel 2023 è emerso il forte incremento dei prezzi medi per l’olio extravergine di oliva (+32,2% in media, con punte del +45% raggiunte nel mese di agosto quando a fronte di scorte contenute si temeva per una produzione in contrazione).
Gli aumenti complessivi del prezzo dell’olio EVO nel corso dell’anno hanno comportato un aumento della spesa del 16,8% rispetto all’anno precedente favorendo la contrazione significativa dei volumi acquistati (-11,7%). Più o meno lo stesso discorso vale per l’olio di oliva con prezzi all’insù del 32,2%, volumi in discesa del 20,9% e una spesa cresciuta del 3,7%.
L’effetto combinato tra aumento dei costi produttivi e carenza della produzione di olio nel suo complesso ha portato a un’escalaton dei prezzi a scaffale con riflessi sul consumo, soprattutto con lo spostamento verso alternative più economiche.
Nella GDO nel 2023 le vendite di olio extravergine sono calate del 9,5% in volume e nei primi due mesi del 2024 in media dell’8%. Un calo che per l’anno scorso diventa dell’11% se si considera anche l’olio di oliva.
È diminuita anche l’intensità promozionale passata dal 70%, al 54%. Gli oli d’oliva hanno nel complesso una penetrazione elevata: lo acquistano 3 famiglie su 4, con una netta predilezione per la variante extravergine, acquistata da oltre 15 milioni di famiglie (60% penetrazione). Per l’olio evo in particolare, si riduce il parco acquirenti, ma il calo dell’acquisto medio è dovuto a una battuta cassa inferiore per singolo atto, mentre la frequenza resta stabile.
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Fonte: Imbottigliamento