Ricavi in diminuzione per la Bresaola della Valtellina IGP, che non esce indenne dalla crisi Covid nemmeno con le vendite confezionate: nel periodo marzo-maggio il Consorzio stima un calo del 23% a volume (circa 800mila kg), pari a oltre 28 milioni di euro di valore al consumo.
A fronte di un 2019, che ha registrato una produzione di 13.820 tonnellate (+3% sul 2018) per un valore di 490 milioni di euro (+8%), e un buon inizio del 2020 (+7,4% a volume e 11,8% a valore), il Consorzio della Bresaola della Valtellina IGP evidenzia, causa Covid-19, già una sofferenza a fine marzo con una stima di perdita del -6,7% a volume e un -4% a valore, «soprattutto nel peso variabile (affettato al banco taglio)».
A fine aprile è poi stata registrata «un’accelerazione in negativo che ha portato i margini di perdita oltre le due cifre: -28,6% a volume e – 27,5% a valore».Viene inoltre segnalato che «anche a peso imposto le vendite sono calate, sia nell’affettato in vaschetta, che costituisce il 43% del comparto (con un -13,8% a volume e un -5,4% a valore), che nei formati interi/tranci (a volume -26,2% e a valore -25,7%)». Solo con la seconda metà di maggio vengono indicati segnali positivi di ripresa per la Bresaola della Valtellina IGP.
«La filiera – afferma Franco Moro, presidente del Consorzio appena confermato – ha reagito in maniera responsabile investendo in sicurezza per i lavoratori e con senso di responsabilità per far arrivare il prodotto nei punti vendita, e dopo una prima sofferenza per le conseguenze del virus, ora sta gradualmente recuperando. Abbiamo affrontato la situazione con grande determinazione fin dall’inizio e ora guardiamo al futuro con un approccio nuovamente positivo e con la volontà di far ripartire il settore».
Fonte: Ilsole24ore.com