Forte aumento nelle importazioni in Brasile di prodotti alimentari italiani nel 2021, in crescita anche nei primi sei mesi del 2022.
Negli ultimi decenni, nuovi elementi di valore sono stati associati ai prodotti alimentari e alle bevande al fine di esaltarne la qualità e l’unicità. Sono un esempio i parametri che tengono conto del rispetto dell’ambiente e dei temi sociali, oppure quelli che valorizzano il prodotto in termini di tradizione e di origine della produzione. Tra questi ultimi spiccano le Indicazioni Geografiche (IG), che associano la reputazione di un prodotto all’interazione inequivocabile dell’uomo con il proprio territorio. Risalgono all’antichità i tentativi di vincolare la qualità all’origine del cibo, nonché le iniziative per regolamentare questa procedura. In Brasile, la pratica viene legalizzata solo nel 1996 con l’emanazione della Legge 92.279 che stabilisce due tipologie di Indicazioni Geografiche: l’Indicazione di Origine (IP – Indicação de Procedência) e la Denominazione di Origine (DO – Denominação de Procedência).
La IP considera il nome geografico di un paese, città o località che è diventato noto come un centro per l’estrazione, la produzione o la fabbricazione di un particolare prodotto o fornitura di servizi. Nel caso della DO, la denominazione geografica designa un prodotto o un servizio le cui caratteristiche o qualità sono dovute esclusivamente o essenzialmente all’ambiente geografico, compresi i fattori naturali e umani. La registrazione delle IG è concessa dall’Istituto Nazionale della Proprietà Industriale (INPI). Le condizioni per l’iscrizione sono stabilite nell’Istruzione Normativa INPI n. 95/2018, del 28 dicembre 2018, che sostituisce la precedente, pubblicata dallo stesso Istituto.
La domanda di registrazione può essere presentata da associazioni, sindacati o qualsiasi altro ente che funga da sostituto procedurale. Se nella regione di interesse esiste un unico produttore o prestatore di servizi, la domanda di registrazione può essere presentata dallo stesso. La prima IP, richiesta dall’Associazione dei Produttori di Vino Pregiato della Valle dei Vigneti (Vale dos Vinhos) (APROVALE), è stata concessa dall’INPI nel 2002 e riguarda la produzione di vini rossi, bianchi e spumanti di quella zona del Sud del Brasile, che raggruppa parte dei comuni di Bento Gonçalves, Garibaldi e Monte Belo do Sul.
Attualmente, l’INPI riconosce 68 Indicazioni di Origine – tutte brasiliane – tra cui, 49 si riferiscono a prodotti di origine agricola. Tra questi prodotti spiccano il caffè (8), i vini (8), i formaggi (4) e le acquaviti di canna (3). Altre categorie di prodotti comprendono: frutta (ananas, melone, jabuticaba, uva e cacao), dolci e biscotti, farine di manioca, carni e derivati, miele, melassa ed alcune bevande alcoliche e analcoliche. Lo Stato brasiliano con il maggior numero di Indicazioni di Origine per i prodotti alimentati e bevande è il Rio Grande do Sul (9), dove si trovano importanti produzioni di vini e spumanti, carne e derivati e cioccolato artigianale. Segue nella graduatoria Minas Gerais (8), Stato in cui sono rilevanti le produzioni di caffè, formaggio e acquavite di canna. Le Denominazioni di Origine attualmente riconosciute sono 31, tra cui 22 brasiliane e 9 straniere (Região dos Vinhos Verdes, Cognac, Franciacorta, San Daniele, Porto, Napa Valley, Champagne, Roquefort e Tequila). Tra le Denominazioni di Origine brasiliane, 19 si riferiscono a prodotti di origine agricola e alcune possiedono anche il titolo di Indicazione di Origine. Le categorie più numerose sono caffè (5), miele e propoli (5) e frutta (banana, guaranà e mela). Dopo 26 anni dall’entrata in vigore della legge che ha istituito le Indicazioni Geografiche in Brasile, l’Istituto Nazionale per la Proprietà Industriale ha ricevuto 170 richieste di riconoscimento, provenienti da regioni/istituzioni brasiliane e straniere. Il procedimento di riconoscimento richiede lunghi tempi per il suo completamento. Il più breve è stato concluso in 12 mesi. Ce ne sono altri, come è il caso della domanda di riconoscimento dell’Indicazione Geografica presentata dal Consorzio del Prosciutto di Parma, in corso dal 1997. Ad altri ancora è stato negato il riconoscimento, come è avvenuto con la richiesta avanzata dal Consorzio per la Tutela dell’Asti. Tra le richieste più recenti c’è quella presentata dal Consorzio per la Tutela del Formaggio Asiago nel febbraio 2022.
Non esistono dati statistici che misurino l’aumento delle vendite di un prodotto IG rispetto agli altri: al pari dei prodotti biologici, consumati notevolmente con la pandemia, le Indicazioni Geografiche non solo tutelano la proprietà intellettuale di una regione, ma stabiliscono anche sistemi di controllo della qualità, tracciabilità e differenziazione dei prodotti, promuovendo lo sviluppo sostenibile delle località di provenienza. È abbastanza probabile, pertanto, che anche il consumo di prodotti IG sia cresciuto. Solo nel 2021 il numero di consumatori che seguono una dieta più sana e che quindi fanno uso di prodotti biologici è aumentato del 61%, lo afferma la Organis, associazione brasiliana per promozione dei prodotti biologici. L’ente brasiliano stima, inoltre, che il mercato brasiliano dei prodotti biologici è stato pari a R$ 6,3 mld (circa Euro 1,2 mld) nel 2021, in aumento dell’8,6% rispetto all’anno precedente. Secondo una ricerca della società PwC, la pandemia ha suscitato una maggiore preoccupazione della popolazione verso la tutela del pianeta e scelte più sostenibili, con i consumatori disposti a pagare di più per opzioni più sane, il che giustificherebbe l’aumento del consumo di prodotti biologici e, certamente, di prodotti IG che seguono gli stessi precetti. Sulla scia di questa tendenza verso l’aumento del consumo di prodotti di qualità, si è verificato un forte aumento nelle importazioni brasiliane di prodotti alimentari italiani di diverse categorie nel 2021, ulteriormente ampliate nei primi sei mesi del 2022. È il caso, per esempio, delle farine, le cui importazioni sono cresciute del 19,2% nel 2021, passando da 4,4 mila tonnellate a 5,7 mila tonnellate, e del 43,5% nei primi 6 mesi del 2022, passando da 2,3 mil tonnellate a 3,3 mila tonnellate. Altri prodotti made in Italy molto graditi dai brasiliani, tra cui diverse DOP, figurano le paste alimentari, i pomodori e le sue preparazioni, il riso e le preparazioni per i risotti, i vini, gli oli d’oliva, i prodotti da forno, i formaggi ed i prodotti della salumeria. Per alcune di queste categorie, l’Italia, peraltro, figura tra i principali fornitori esteri del Brasile.
A cura di ICE San Paolo – Brasile
Fonte: Consortium 2022_03