Importanti incontro ieri sera ad Acqui Terme per cercare una via di uscita dalla crisi per il Brachetto d’Acqui DOP. Davanti a una folta platea di produttori vitivinicoli, il presidente del Consorzio Tutela Brachetto d’Acqui DOCG Paolo Ricagno e il presidente di Asso Brachetto Pierluigi Botto hanno analizzato l’attuale situazione di mercato e cercato di trovare soluzioni per risollevare le vendite di questo pregevole prodotto enologico locale.
Nel suo intervento Paolo Ricagno ha spiegato che, secondo i dati del Consorzio, il numero di bottiglie vendute è passato da 5.300.000 nel 2011 a 3.800.000 nel 2016. La superficie vitata (rimasta pressoché invariata) per il Brachetto d’Acqui è di 1052 ettari e per il Brachetto Piemonte è di 210 ettari. “Al fine di poter aumentare le vendite di Brachetto è necessario investire in pubblicità. A mio avviso, ciascun produttore dovrebbe rinunciare a una parte di reddito ogni anno per 3 o 4 anni per un importo di 500 euro per ettaro coltivato per costituire un fondo comune per creare investimenti sull’immagine” ha dichiarato Ricagno.
Botto, di risposta, ha espresso accordo sulla necessità di interventi sui media per aumentare la visibilità di questo vino, ma con una tesi differente sul reperimento delle risorse economiche: “Non è la parte agricola che deve sostenere i costi. Occorre rivedere l’accordo attualmente in essere con una revisione dei prezzi delle uve del 10 per cento, in modo che questa somma venga accantonata per fare promozione”.
Fonte: Confederazione Italiana Agricoltori – CIA