A Tuttofood la presentazione di ChoralTrust, la piattaforma progettata da CSQA Certificazioni per l’acquisizione dei dati della blockchain e l’applicazione del controllo in modalità Virtual Audit
Si chiama ChoralTrust la piattaforma di parte terza appositamente progettata da CSQA per la qualificazione dei dati funzionali alla certificazione, in grado di acquisire i dati dalla blockchain di ciascun operatore della filiera e di applicare le procedure di controllo sui dati in modalità Virtual Audit. La soluzione CSQA ChoralTrust permette di ottenere i seguenti vantaggi condivisi con gli operatori delle filiere:
- semplificare il processo di certificazione;
- attivare i “Virtual Audit” ottimizzando gli audit in campo;
- consentire di certificare ogni lotto di prodotto; • attivare un sistema di comunicazione innovativo, tempestivo, garantito da ente terzo; • consentire l’interoperabilità ed uso di dati certificati non falsificabili;
- archiviare tutte le informazioni qualificate;
- accedere a tutte le informazioni in tempo reale, con garanzia di effettuare controlli immediati e mirati;
- consentire l’accesso ai dati qualificati agli operatori autorizzati dal capofiliera;
- ridurre i costi legati al controllo formale della documentazione cartacea.
L’altro grande utilizzo dei dati della blockchain è nei riguardi della comunicazione trasparente nei confronti dei consumatori. Anche in questo caso sorgono domande: i consumatori sono sensibili a questo tipo di comunicazione? I consumatori considerano a maggior valore un prodotto “tracciato” dalla blockchain rispetto ad uno “non tracciato”? La risposta corretta sarebbe quella di chiedere direttamente ai consumatori e agli operatori. In effetti recentemente sono pervenuti diversi sondaggi svolti dalle compagnie di ricerca sui mercati internazionali e tutti questi hanno presentato un dato estremamente interessante: oltre il 90% degli operatori del settore agro-alimentare considerano importante o molto importante il fattore tracciabilità nel momento in cui scelgono il fornitore. Concludendo il vero rischio che il sistema agroalimentare può correre è quello di non essere proattivo nei riguardi della blockchain. Utilizziamo quindi la blockchain per difendere il modello organizzativo delle filiere e implementiamo la Food Blockchain a nostra “immagine e somiglianza”!
Intervista a Gianpaolo Sara, Managing Partner – Euranet
Cos’è Blockchain Plaza?
L’iniziativa “Blockchain Plaza” è un format all’interno del quale è possibile condividere esperienze, idee e proposte riguardo le tematiche della blockchain per il settore agroalimentare italiano. Il palinsesto prevede eventi, tavoli di lavoro, presentazioni di casi di successo, incontri con le istituzioni e condivisione di casi d’uso. L’obiettivo di “Blockchain Plaza” è di diventare il punto di incontro e confronto tra imprese e aziende delle filiere agroalimentari per lo sviluppo della “Data Economy” italiana.
Chi sono i fondatori dell’iniziativa “Blockchain Plaza”?
I fondatori dell’iniziativa sono CSQA – Ente di Certificazione leader in Europa per il settore agroalimentare ed Euranet – Società di consulenza e tecnologie per la compliance. Hanno aderito all’iniziativa come aziende promotrici: AWS (Amazon Web Services), Infocert, GS1 Italia, Becker LLC, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Techdata.
Le aziende delle filiere agroalimentari possono aderire all’iniziativa?
L’adesione all’iniziativa è gratuita e molto semplice, è sufficiente compilare l’apposito form sul sito www.blockchainplaza.it e inviare la mail con la richiesta a info@blockchainplaza.it: consente di essere invitati a tutti gli eventi informativi, partecipare ai tavoli di lavoro e condividere le proprie esperienze in ambito blockchain.
Cosa è la “Data Economy”?
I dati sono una risorsa essenziale per la crescita economica, la competitività, l’innovazione, la creazione di posti di lavoro e per incrementare la produttività. Il valore della “Data Economy” europea nel 2015 ammontava a 285 miliardi di euro e rappresentava circa l’1,94% del PIL comunitario. La commissione europea prevede che con condizioni legislative favorevoli agli investimenti in ICT la Data Economy europea possa raggiungere nel 2020 un valore di circa 700 miliardi di euro pari a circa il 4% del PIL Europeo.
Quali sono i timori nell’utilizzo della blockchain da parte delle aziende?
Il primo è quello di condividere dati che sono riservati o addirittura rivelare i propri “segreti industriali” ed è pienamente fondato, perché il rischio esiste se si utilizza una infrastruttura non adeguata. È necessario dotarsi di una infrastruttura blockchain privata dove l’accesso ai dati è gestito con livelli di sicurezza certificati, dove sia garantita la scalabilità, la ridondanza e la resilienza. Il secondo timore è quello di creare burocrazia e complessità nei processi organizzativi, ed anche questo è fondato, poiché un progetto blockchain non può essere solamente un progetto IT, ma deve coinvolgere l’organizzazione, i processi, la logistica, il marketing. Il suo valore risiede nell’ottimizzazione dei costi e nelle opportunità di maggiori ricavi. Meglio evitare un progetto blockchain se l’azienda non trova questi due fondamentali vantaggi.
Quali sono invece le spinte nell’affrontare un progetto blockchain?
La principale spinta al momento viene dalla GDO internazionale, in quanto ottenere i dati tramite blockchain le consente una notevole riduzione di tempi e costi. La GDO a sua volta recepisce ed interpreta i bisogni dei consumatori, sempre più attenti e consapevoli. I produttori italiani possono quindi utilizzare la blockchain come strumento per comunicare con i propri consumatori e per garantire l’origine, l’originalità (anti contraffazione) e la tracciabilità dei loro prodotti.
Fonte: Consortium 2019/02