Il mercato del biologico vale più di 80 miliardi a livello globale, con 50,9 milioni di ettari di terre coltivate (+14,7% rispetto al 2014) e 2,4 milioni di addetti che segnano un aumento per gli operatori del +7,2% sul 2014: sono i principali dati presentati all’ultima edizione di Biofach di Norimberga, la manifestazione più importante del mondo dedicata al comparto.
Nella classifica generale l’Italia è al secondo posto in Europa per ettari coltivati (1,49 milioni) e per numero di produttori: oltre 52mila, con un trend di crescita del +15%. Le aziende certificate sono il 3,6% del totale, mentre il giro d’affari (dato 2016) è di circa 3 miliardi di euro.
In Spagna si sta registrando una crescita considerevole nei consumi di prodotti bio, con il fatturato passato da 1 miliardo di euro a 1,45 miliardi. Secondo uno studio condotto in Germania, i prodotti biologici sono ormai irrinunciabili per i consumatori che vivono nelle grandi città: da un recente sondaggio è emerso che un consumatore su tre compra “esclusivamente” o “regolarmente” prodotti di tipo organic. Anche in Austria i segnali sono positivi: i dati 2016 dicono che le aziende biologiche austriache sono 21.820, pari al 19% del totale delle imprese agricole, mentre in termini di superficie sono stati superati i 571mila ettari, equivalenti al 22% dell’intera superficie agricola. In Francia, secondo l’osservatorio pubblico Agence bio, i consumi di frutta, verdura, legumi, carne e latte biologici hanno superato i 7 miliardi di euro, con un balzo del +20% rispetto all’anno precedente; le aziende bio transalpine sono più di 32mila e coprono una superficie di oltre 1,5 milioni di ettari, che significa il 5,7% della superficie agricola utile.
Ma ci sono segnali importanti anche fuori dall’Europa: la Cina ad esempio, il cui consumo di fertilizzanti chimici è un terzo del pianeta, sta guardando con interesse crescente l’agricoltura biologica: il ministero dell’Agricoltura cinese ha pubblicato infatti lo scorso febbraio un piano d’azione per testare un programma di sostituzione dei fertilizzanti in cento villaggi e distretti, già nel corso dell’attuale campagna agraria, un passo significativo per un Paese che punta a ridurre di almeno il 20% l’uso dei fertilizzanti chimici entro il 2020 nelle zone più importanti per la coltivazione di frutta, verdura in serra, e tè.
Fonte: Agronotizie.com