Corriere Romagna
C’è il nome di un imolese al vertice di un intricato sisterna di aziende e intermediazioni, realizzato allo scopo di commerciare come prodotti biologici alimenti convenzionali, lucrando quindi con la differenza di costo che le due tipologie di alimenti vantano sul mercato. Un traffico che ha generato una frode per 135 milioni di euro. In manette è così finito Benito Cremonini, 77enne prestanome di un’azienda di Capoterra, provincia di Cagliari. L’imolese figurava come amministratore di questa impresa che, secondo la Guardia di finanza cagliaritana, era il vertice di un sistema piramidale basato sulla costituzione, in varie regioni italiane, di numerose società fantasma nel settore dell’intermediazione di prodotti cerealicoli derivanti da agricoltura biologica. Lo scopo era quello di realizzare, attraverso la creazione di certificazioni e di documenti fiscali falsi, ottenuti da una serie di vere e proprie “scatole cinesi” posizionate lungo tutta la filiera del biologico, un redditizio business illecito, “piazzande” sul mercato nazionale ed europeo, a prezzi elevati, prodotti in realtà non biologici e lucrando stilla notevole differenza di prezzo esistente tra i prodotti bio e quelli convenzionali. Sedici arresti L’inchiesta, che ha portato a sedici ordinanze di custodie cautelari (quattro in carcere e dodici ai domiciliari), è partita proprio da una verifica fiscale condotta nei confronti dell’azienda amministrata dal prestanome imolese. Impresa chi nonostante il ricco giro di affari, si è dimostrata sin da subito una `scatola vuota’ priva di idonea struttura e organizzazione aziendale, di dipendenti, locali e mezzi.
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