Il consumo mondiale degli spumanti è in crescita, l’Italia con 420 milioni di bottiglie prodotte (320 milioni delle quali vendute all’estero) rappresenta il 25% del mercato, eppure nel 2015 la produzione di Asti DOP presenta dei dati in calo, per la prima volta da 15 anni a questa parte: la tipologia Asti Spumante DOCG è di 54 milioni di bottiglie, 12 in meno rispetto ai 66 milioni del 2014, anche se è salita la produzione di Moscato d’Asti DOCG, la versione a tappo raso del vino dolce, che è passata dai 28 milioni dell’anno scorso ai 30 milioni del 2015. Alla fine il saldo negativo dell’intera denominazione è di 10 milioni di bottiglie: un risultato che tra qualche mese porterà ad avere una giacenza di 400mila ettolitri di vino, uno scenario che spaventa i viticoltori che temono per la prossima vendemmia una riduzione delle rese e un ribasso del prezzo delle uve.
“Uno dei problemi – spiega il direttore del Consorzio per la tutela dell’Asti DOCG, Giorgio Bosticco – risiede nel fatto che il 60% delle nostre vendite si concentra nei tre mercati che negli ultimi anni per varie ragioni hanno maggiormente risentito della crisi, ovvero Russia, Germania e Italia”. In Russia la situazione più difficile (dai 13,5 milioni di bottiglie del 2014 ai 6,5 milioni del 2015) data dall’embargo e da fenomeni di contraffazione denunciati dal Consorzio. “All’estero – prosegue Bosticco – abbiamo ampi margini di crescita in Paesi come gli Stati Uniti, dove la “moscatomania” non accenna a rallentare e dove in pochi anni possiamo raddoppiare i nostri volumi. In Russia speriamo che prima o poi cambino le condizioni economiche e sociali, mentre in Cina e nel Sud Est Asiatico la sfida è appena iniziata. In Italia, invece, occorre destagionalizzare il consumo, facendo capire ai clienti che l’Asti non è perfetto solo con il panettone, ma con i dolci e i dessert di tutto l’anno”.
Fonte: La Stampa