«Dal 15 giugno contiamo di erogare anticipi Pac per oltre un miliardo di euro in favore di oltre 600 mila imprese agricole italiane». Nello spendere i 450 mln di euro destinati dal decreto Rilancio alle filiere agricole in crisi, invece, «la priorità sarà data alla tutela del reddito, sebbene si lavori anche a misure di rilancio». Mentre sul versante credito, ci sarà soccorso anche per le aziende agricole rimaste incagliate in centrale rischi Bankitalia per problemi di liquidità pregressi: «Stiamo lavorando su aiuti al reddito a fondo perduto e a un mix di strumenti utili», perché «la nostra volontà è non lasciare indietro nessuno»: raggiunta nel bel mezzo di un periodo zeppo di impegni, la ministra alle politiche agricole, Teresa Bellanova, risponde punto su punto alle domande di Italia Oggi. E non si nega neppure sull`idea lanciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che chiede alla politica di trasformare Ismea nella Mediobanca dell`agricoltura. In proposito, dice: «Potenziarla non può che rafforzare il settore agricolo e agroalimentare del Paese».
Il Consiglio oleicolo internazionale è una partita persa? Si assiste a una monopolizzazione dei vertici e degli organigrammi COI da parte di Tunisia e Spagna, il tutto grazie al silenzio della dg Agri della Commissione europea, che alla guida dell`unità con delega su olio d`oliva e Coi, aveva uno spagnolo: Miguel Garcia Navarro. Chi controlla il Coi controlla la competitività delle produzioni sul mercato, perché fissa i parametri qualitativi. E parametri troppo bassi mandano il Made in Italy fuori mercato, per via dei maggiori costi di produzione. Come risponderà a questo colpo di mano?
Già prima dell`emergenza avevo segnalato che sul COI serviva un cambio di passo. La scarsa presenza di rappresentanti italiani è un dato di fatto cui bisogna porre rimedio con azioni coordinate con altri partner e soprattutto con la Commissione europea, che nel COI rappresenta tutti gli Stati membri. Servono candidature autorevoli e condivise, con una filiera più unita nel sostenerle rispetto al passato. Sull`olio dobbiamo avere una strategia più forte, anche nel contesto della riforma Pac.
Qualità, quantità e investimenti sono tre parole d`ordine. Sul COI voglio anche ribadire che il ministero delle politiche agricole segue tutti i lavori e le attività del COI, sia presso la sede istituzionale di Madrid sia nei gruppi di coordinamento del Consiglio a Bruxelles. Per quanto concerne i parametri di qualità, questi sono definiti a seguito di approfonditi studi e dibattiti che si svolgono nel gruppo esperti chimici dello stesso COI, cui l`Italia partecipa con una consistente delegazione di alto profilo. La tutela della qualità dell`olio è una missione sulla quale il nostro impegno non viene meno.
Nel decreto Rilancio si parla di una tantum da 500 euro, ma quanto costerà realmente ai datori di lavoro la regolarizzazione di lavoratori e braccianti in nero per quanto riguarda paghe e contributi?
Su questo sono impegnati ministero del lavoro e Inps. Oltre ai dati e alla statistica, qui c`è una scelta di civiltà. Facciamo emergere i lavoratori irregolari, ridiamo dignità a chi veniva considerato invisibile dai più. La regolarizzazione è la migliore arma che abbiamo contro lo sfruttamento e la mafia dei caporali. In più c`è l`effetto positivo dell`aumento del monte contributivo che viene assicurato dai rapporti di lavoro regolari. Giustizia sociale, dignità delle persone ma anche, e non per ultimo, sostegno alla competizione leale. Se lavoratori e imprese sono sotto ricatto dei caporali, è anche vero che ricorrere al lavoro nero significa competere slealmente e avvelenare i rapporti di filiera.
Ministra, lunedì ha firmato le prime due cambiali agricole Ismea: a disposizione per questo strumento che eroga prestiti da 30 mila euro a tasso zero, con durata di 5 anni, di cui i primi 2 anni di preammortamento – ci sono 30 mln di euro. La dotazione aumenterà?
A me piace dare conto del lavoro che facciamo. La riscoperta della cambiale agraria in un momento complesso come questo è stata un`idea importante di Ismea. È uno strumento semplice e veloce per assicurare liquidità alle aziende. Le prime due imprese che hanno firmato mi hanno detto proprio questo: «Con meno burocrazia ce la possiamo fare». Sono con loro. Un incremento delle risorse può essere ipotizzato anche nella fase parlamentare del decreto legge Rilancio.
Le cambiali agrarie sono un vecchio strumento, mutuato dalla vecchia cassa della proprietà contadina, nata nel dopoguerra. Ha lo scopo di facilitare il credito a un settore che ha variabili tutte sue, molte delle quali imponderabili, come il meteo. Oggi, anche la cambiale agraria richiede che le aziende siano in bonis. Molte aziende, già prima della tempesta Covid-19, scontavano crisi di mercato e sono finite in centrale rischi Bankitalia: seppur tornate a posto coi pagamenti, hanno tempi lunghi per uscirne e non è così semplice. Avete in animo di facilitare questo strumento anche per le aziende ancora in Crif o con incagli?
La nostra volontà è non lasciare indietro nessuno. Sappiamo anche che dobbiamo rispettare vincoli nazionali e europei e in questo rientrano anche le valutazioni relative alle posizioni debitorie. Per questo stiamo lavorando anche su aiuti al reddito a fondo perduto, a un mix di strumenti utili. I 30 milioni delle cambiali agrarie possono essere sommati al prestito bancario di 25 mila euro con garanzia Ismea che le aziende agricole e della pesca possono richiedere grazie al Fondo di 100 milioni istituito con il decreto Cura Italia e implementato con gli ulteriori 250 milioni nel Dl rilancio.
Cosa ne pensa della proposta lanciata dal presidente di Confagri, Massimiliano Giansanti, di trasformare Ismea in una Mediobanca dell`agricoltura, che supporti il sistema bancario nella rinascita del credito agrario e delle sue specificità, facendo da advisor sulle operazioni strategiche?
Ismea sta svolgendo un ottimo lavoro, potenziarla non può che rafforzare il settore agricolo e agroalimentare del Paese, dando un segnale concreto alle imprese. Facciamo di tutto perché non si sentano lasciate sole.
Nel decreto Rilancio avete stanziato 100 mln di euro per il comparto vino e 450 mln per la promozione all`estero del made in Italy (anche agroalimentare). Basteranno questi fondi per un settore totalmente bloccato sul canale Horeca e che non deve perdere le posizioni guadagnate all`estero?
Affrontiamo una crisi senza precedenti. E cifre che non si potevano nemmeno immaginare prima, oggi sembrano insufficienti. Il Governo ha dato risposte necessarie, ora dobbiamo lavorare perché si traducano in fatti. Ovvio che con l`Horeca penalizzato dal virus in tutto il mondo non è semplice nemmeno programmare una ripartenza. Resto convinta però che la forza del made in Italy potrà venire fuori anche in questa occasione.
Alle filiere agricole in difficoltà andranno 450 mln di euro. Ne beneficeranno, in regime de minimis, le imprese che operano in florovivaismo, lattiero-caseario, zootecnia, comparto vinicolo, pesca e acquacoltura. Come verranno spesi? Ci saranno dei bandi?
Priorità alla tutela del reddito. Mi sono battuta perché le aziende del nostro settore potessero accedere alle misure trasversali e penso soprattutto all`aiuto a fondo perduto rispetto alla perdita del fatturato. Ora siamo già impegnati in un contatto serrato con le filiere, per misure che abbiano un effetto non solo di contenimento, ma soprattutto di rilancio. Ho dato indicazione agli uffici di far presto e semplificare. Interventi chiari e tempi certi. Anche la condivisione con le Regioni sarà fondamentale e il dialogo in questi mesi è stato sempre aperto. Non è un caso se abbiamo portato in attuazione decine di provvedimenti su cui abbiamo trovato intesa.
La corsia veloce per l`incasso anticipato del 70% dei titoli Pac sarà davvero così veloce?
Immettere liquidità nel sistema delle imprese agricole: questa è stata la mia priorità sin dai primi giorni di chiusura delle attività produttive a causa Covid. A partire dal 15 giugno prossimo, contiamo di erogare anticipi Pac per un importo superiore ad un miliardo di euro in favore di oltre 600 mila imprese agricole italiane. È per fare presto che abbiamo pensato ad una modalità di anticipazione dei pagamenti diretti della politica agricola comune mai attivata in precedenza. È basata sulla consistenza aziendale, per evitare di attendere la presentazione delle richieste di sostegno che, proprio a causa dell`emergenza, sarebbero arrivate troppo tardi. Come dimostra il fatto che il 15 maggio scorso sono state presentate solo metà delle domande ricevute alla stessa data nel 2019. Con l`anticipazione introdotta dal decreto Cura Italia non è infatti necessario attendere la presentazione della domanda né l`esecuzione dei controlli amministrativi conseguenti. Di fatto abbiamo attivato due modalità alternative, che consentono alle imprese agricole di ricevere rapidamente liquidità, potendo scegliere l`anticipazione per loro più conveniente in relazione alle somme spettanti e alla possibilità di presentare la domanda unica 2020.
Fonte: Italia Oggi