MA CHE ci facciamo con il riconoscimento dell’Unesco della dieta Mediterranea? La domanda viene a quanti sono soliti vedere le cose oltre le apparenze.
Passato il momento dei titoli dei giornali e delle bandiere alle finestre sarebbe giusto interrogarsi sulle opportunità che questo può rappresentare per il Paese. I tesori di Pompei, nonostante fossero Patrimonio dell’Unesco, sono crollati lanciandoci un monito da tenere in considerazione: ci sono già tanti beni tutelati in Italia che non riescono più ad apportare quel valore aggiunto ed essere il volano economico per un territorio. Che senso ha aumentare la lista quando non riusciamo neanche a gestire l’esistente? Ma se sposto un po’ indietro il mio pensiero mi torna alla mente anche l’assegnazione dell’Expo 2015 a Milano. Dopo il primo momento di euforia bipartisan, sono iniziati i problemi; lotte, liti che quotidianamente animano la cronaca nazionale ed internazionale. Fatti questi che ci fanno capire come la sindrome, tutta italiana, del tafazzismo è sempre in agguato. La dieta Mediterranea confrontata al mondo reale, sia quello agricolo, sia quello alimentare, è distante anni luce. Basta fare una fotografia sulle tavole degli italiani, dare un’occhiata agli scaffali dei supermercati, per non parlare della crisi agricola che investe l’Italia. Se non cambiano le cose, ho l’impressione che il riconoscimento dell’Unesco corra il rischio di diventare uno dei tanti tappeti dove nascondere la polvere.