La Stampa
«Mai più un caso Parmalat». Maurizio Gardini, appena rieletto presidente dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, parte da qui, e dalla ferita non ancora rimarginata per come si è conclusa quella partita, per rilanciare il modello cooperativo: «Abbiamo affrontato la crisi senza delocalizzare ma valorizzando il prodotto italiano e investendo nelle aree dove lavorano i nostri soci». Al momento, all’orizzonte non sembrano esserci interessi stranieri sui marchi dell’agro-alimentare italiano «e io mi auguro che non ci siano ancora per molto tempo». E comunque non si tratta «solo di una questione di campanile ma della volontà del nostro di restare un baluardo in difesa del made in Italy», per questo, in caso di cordate ostili «siamo pronti ad intervenire per il salvataggio chiedendo però il sostegno del governo e della politica». Del resto, negli anni passati, il ruolo del sistema coop è stato centrale nel salvataggio di imprese in difficoltà e nel mantenimento in Italia di pezzi di agroalimentare che sarebbero altrimenti finiti nelle mani delle multinazionali. Nomi? Cirio, Pomì, Alcisa, Castelcarni, Lat-bri e Cavicchioli.