Grano e Irpef agricola: a livello politico saranno questi i temi centrali per i coltivatori italiani in autunno. Il governo vuol portare la battaglia per il prezzo del grano in Europa e tutelare il grano italiano a indicazione di origine in modo che i coltivatori possano spuntare un prezzo maggiore come riconoscimento della qualità. Obiettivi da conseguire anche attraverso un “patto di filiera”. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, annuncia: “Serve un patto nazionale tra agricoltori e produttori per il grano e la pasta italiani: etichettatura, contratti di filiera”.
Conferenza Stato-Regioni La prima tappa di questo percorso è stata fatta venerdì in conferenza Stato-Regioni con l’accordo sulla ripartizione di 10 milioni (la misura prevede un aiuto di 100 euro ad ettaro per produttore nei limiti del regime de minimis) per il “sostegno ai contratti di filiera, con l’obiettivo di aumentare del 20% le superfici coltivate coinvolte passando da 80 mila a 100 mila ettari”, spiega Martina. E aggiunge: “Accanto a questa operazione è necessario lavorare per dare sempre più informazioni al consumatore sull’origine della materia prima attraverso un’etichetta chiara e trasparente”.
Per l’assessore pugliese Leonardo Di Gioia, coordinatore commissione Agricoltura in conferenza Regioni, è “una boccata di ossigeno per le imprese che hanno l’opportunità di incrementare qualità e la produttività delle coltivazioni, contribuendo al rafforzamento di tutta la filiera nel medio-lungo periodo”. E Giorgio Mercuri (Alleanza coop agroalimentari) commentando favorevolmente il decreto si augura che “presto venga data una risposta concreta anche agli altri cereali”. Secondo Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, “con l’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta si cambia direzione anche nella trasparenza dell’informazione ai consumatori, in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che il consumatore lo sappia”. Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, punta molto sulla costruzione della filiera ma serve “una cabina di gestione dei rapporti di filiera di nuovo tipo, non diretti a tirare la coperta da una parte o dall’altra, ma finalizzati a costruire un modello di collaborazione tra imprese”. Paolo Barilla, presidente di Aidepi (associazione industria della pasta) la mette giù così: “Noi non viviamo serenamente il periodo, siamo molto preoccupati e stiamo investendo molto per farci la nostra filiera. È evidente che se l’Italia facesse la sua filiera allora saremmo tutti molto più forti”.
Fonte: La Stampa