Barolo e Barbaresco colpiti dal virus. Il Covid-19 a accelerato la crisi del Re dei vini italiani. E dopo il lockdown si risveglia con un tonfo dei prezzi che in un anno ha raggiunto il 42%. Il consiglio di amministrazione del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ha proposto agli associati una riserva vendemmiale del 10% per Barolo e Barbaresco, ma ha rimediato una doppia bocciatura.
Il consiglio di amministrazione ha incassato senza scomporsi, ma resta il nodo della regolazione dell’offerta. In giugno, il prezzo medio all’origine del Barolo sfuso è stato rilevato da Ismea in 4 euro/litro: in febbraio quotava 6,35 euro e nel giugno 2019 galleggiava a 6,90 euro. Dunque in 12 mesi ha lasciato sul terreno il 42%. Inoltre le giacenze di Barolo segnalate da Cantina Italia del Mipaaf indicano un’impennata del 10% in un biennio. Anche il Barbaresco si è assestato a 4 euro/litro scivolando dai 5,35 euro della quotazione di febbraio: lo scivolone è stato del 25%, con giacenze in crescita del 10% negli ultimi due anni. Per contrastare la picchiata dei prezzi, il consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ha proposto di accantonare fino al 2024 circa 1,4 milioni di bottiglie su 14,5 milioni di produzione di Barolo (il disciplinare prevede una resa di 80 quintali/ettaro). I produttori del Barolo che fanno parte del consorzio sono circa 350 e coltivano 2.200 ettari di vigneto.
Mentre, in un’altra assemblea dedicata al Barbaresco, il Consorzio ha chiesto di destinare a riserva vendemmiale 450 mila bottiglie a fronte di 4,5 milioni di produzione. Con la possibilità, dopo tre anni, di imbottigliarlo come Barbaresco 2020 oppure declassarlo a Langhe o Nebbiolo.
Cos’è successo?
“I produttori di Barolo contrari alla riserva vendemmiale hanno prevalso largamente per 163 contro 70. Non c’è stato molto da discutere” risponde Matteo Ascheri, presidente del Consorzio.
E per il Barbaresco?
È stata un’assemblea vivace, dove alla fine il no alla riserva vendemmiale è prevalso solo per 4 voti: 84 a 80. Sono rammaricato ma l’assemblea è sovrana.
Rimane la crisi dei prezzi di Barolo e Barbaresco: sono precipitati e le giacenze sono aumentate. Qualcosa bisognerà pur fare?
Il consiglio di amministrazione ha fatto il suo dovere. Con la riserva vendemmiale volevamo introdurre un elemento di flessibilità, ma i soci non sono d’accordo.
Ora il consiglio di amministrazione pensa alle dimissioni?
Perché dovremmo? Noi abbiamo fatto una proposta che teneva conto di questi elementi strutturali, ma le scelte dei soci sono state diverse. Questa è anche la democrazia.
Con la vendemmia vicina, la situazione potrebbe peggiorare?
Il tempo gioca a favore di Barolo e Barbaresco: la partita del prezzo si gioca anche su 2025 anni. I problemi immediati sono invece per i vini di pronta beva. Per i nostri produttori rimane il problema di non poter influire in nessun modo sulla domanda. Produciamo il vino e poi speriamo che dopo 3 o 4 anni ci sia la domanda. Invece chi produce auto o lavatrici lo fa solo dopo aver ricevuto l’ordine.
Fonte: Italia Oggi