Cala l’export italiano. Perdono quotano ele esportazioni agroalimentari di agroalimentare e si allontana l’obiettivo dei 5o miliardi entro il 2020, ma il food made in Italy continua la sua crescita (dimezzata) anche nel 2016. Aiuti indiretti arriveranno dall’accordo CETA con il Canada, una traccia da seguire anche per il Ttip congli Usa, e dal rifinanziamento della legge sull’internazionalizzazione del made in Italy, compreso il programma sulla Settimana della cucina italiana nel mondo con i suoi 1.300 eventi al via dafme novembre. Qual è lo stato di salute del made in Italy? Il punto lo si potrà fare, con diversi dati in più, a maggio, in occasione di Tuttofood, la manifestazione internazionale del B2B dedicata al food e beverage organizzata da Fiera Milano che si svolgerà dall’8 all’u maggio. Intanto ad agosto l’export italiano di alimentare ha fatto, secondo Istat, un balzo, su base annua, del 13,5% e dei prodotti agricoli del 6,5%. Guadagnano terreno zucchero, farine, caf e, dolci, caseari e vini (ma c’è la crisi strisciante dei rossi); arretrano pasta, riso e acque minerali. La performance di agosto dovrebbe riportare il progressivo dell’export dei primi 8 mesi 2016 intorno al 3,5% ( 3,1% l’agroalimentare). Pressappoco la metà della crescita del 2o15 ma in grande ripresa rispetto a luglio.
Appeal indiscusso grazie alle DOP. Grana Padano DOP e Parmigiano Reggiano DOP trainano l’espansione Appeal indiscusso grazie DOP Per i produttori di formaggi non si interrompe il boom delle vendite all’estero, che nei prossimi quattro anni cresceranno al ritmo di un tasso medio annuo del 2,3%. Un’espansione su scala mondiale a fronte del calo delle vendite in Italia, passate dagli oltre 6,9 miliardi del 2012 ai quasi 6,3 del 2015. Numeri che arrivano da una indagine del Centro studi e Ufficio internazionalizzazio-ne di Confcooperative. II mercato resta dominato dalla Gdo e dal traino di eccellenze come il Parmigiano Reggiano DOP e il Grana Padano DOP. Produzioni nelle quali si ritaglia un ruolo di primo piano il sistema cooperativo, con circa 700 imprese e un fatturato di 7 miliardi: l’intero settore lattiero caseario supera i 15,2. Le perdite sul mercato domestico sono state compensate in larga parte dalla crescita del valore complessivo delle esportazioni, con il quale è stato raggiunto nel 2015 un fatturato di oltre 2,2 miliardi di euro (quasi il 5% in più) e nei primi sette mesi di quest’anno di poco meno di 1,4 miliardi, con un ulteriore balzo del 6,1% (dati Assolatte). Le sole coop hanno portato le vendite oltreconfine, nella stragrande maggioranza dei prodotti Dop, a 56o milioni, circa i145% del totale delle esportazioni dei formaggi a pasta dura. I maggiori incrementi, spiega Giorgio Mercuri, presidente delle coop agricole di Confcooperative, «sono previsti in Cina, con una crescita del 18%, in India con i113% in più e in Indonesia. Positive anche le prospettive in Nord America e in America Latina, anche se con numeri più piccoli, oltre che in alcuni Paesi del Medio Oriente e della Penisola Arabica». Più contenuto l’aumento nell’Europa occidentale (0,6%), mentre nei Paesi dell’Est è previsto un incremento del 2,5%.
Fonte: Il Sole 24 ore