Il sistema enologico nazionale mantiene un trend positivo dei ricavi. Lo rileva il rapporto “Le performance delle aziende vitivinicole italiane” estratto dal Food Industry Monitor, l ‘osservatorio dell’Università degli studi di scienze gastronomiche di Pollenzo (Cuneo), che raccoglie e analizza annualmente i dati di un campione di aziende operanti in 13 comparti del settore agroalimentare. I risultati medi del periodo 2009-2014 mostrano il vino, insieme a farine, oli di oliva e caffè fra i prodotti più dinamici. A realizzare le migliori performance in termini di crescita , ma anche una buona marginalità nel periodo in esame sono le aziende d’imbottigliamento e di commercializzazione, caratterizzate da un forte orientamento all’esportazione.
I produttori integrati, impegnati in tutte le fasi (dalla coltivazione delle uve alle lavorazioni in cantina fino alla commercializzazione), realizzano margini più elevati, focalizzando il loro business su produzioni di maggiore qualità. Altro caso sono le cooperative che registrano, secondo l’analisi, buoni tassi di crescita, ma una redditività commerciale appena sufficiente a garantire la marginalità.
Il costo del debito per le imprese del food & beverage si attesta mediamente attorno al 5%, secondo il Food Industry Monitor, ma spuntano tassi migliori sia il comparto enologico (3,9%) che quello oleicolo, della salumeria e del dolciario. Interessante inoltre l’evidenza di un generale miglioramento della liquidità delle aziende vitivinicole, associata a una tendenza, anche questa diffusa, alla stabilità delle giacenze e a un’apprezzabile diminuzione dei crediti commerciali grazie a una migliore selettività della clientela. In definitiva, comunque, nel periodo 2009-2014 i ricavi delle aziende vitivinicole sono comunque cresciuti , nel complesso, a un tasso medio annuo del +5,4%, più elevato rispetto al +4% rilevato per l’insieme delle imprese del settore alimentare.
Fonte: Il Sole 24 Ore – Agrisole