Il direttore Bosticco:“la filosofia dellaqualità guida la realizzazione dei nostri vini. Con l’Asti Secco, possiamo ampliare la nostra offerta”
Dal 1932 il Consorzio dell’Asti DOCG accompagna la filiera della denominazione di origine Asti (Asti Secco, Dolce e Moscato d’Asti DOCG) nel suo percorso di crescita, adattando i suoi compiti in relazione alle necessità e alle esigenze produttive degli associati. Nato per promuovere e tutelare il più antico spumante aromatico italiano, è stato fin da subito attivo nella tutela e nella valorizzazione di una denominazione che agli esordi era rappresentata dal primo spumante prodotto in Italia. Il Consorzio ha svolto un ruolo di formazione e controllo del processo di spumantizzazione contribuendo al progresso tecnologico del sistema Martinotti, più conosciuto come Metodo Charmat, e al perfezionamento della catena del freddo, indispensabile per conservare i mosti ed evitare la totale fermentazione. Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio di Tutela dell’Asti DOCG, ci guida alla scoperta della filosofia della qualità.
Tra i compiti di un Consorzio c’è la tutela della Denominazione, necessaria per garantire l’autenticità di ogni singola bottiglia di vino. In cosa consistono concretamente questi controlli?
Per potersi fregiare di una Denominazione, ogni vino deve rispettare le stringenti imposizioni del Disciplinare di produzione. Per garantirne inoltre la piena tracciabilità, la CE ha regolamentato dal 2010 un insieme di controlli documentali e ispettivi per arrivare alla carta di identità del vino, disponibile per l’Asti e il Moscato d’Asti DOCG sul nostro sito. Ad essi si affiancano degli ulteriori controlli concordati con l’ICQRF sul vino già in commercio, che pur non essendo obbligatori, sono importanti per verificarne la corrispondenza con i dati analitici raccolti durante le verifiche. Tutta la filiera è tracciata, con controlli continui su vigneti, uve, mosti e sul prodotto finito, grazie al laboratorio di analisi, un’eccellenza a livello nazionale. Si tratta di un sistema complesso, che il nostro Consorzio condivide e supporta, ritenendolo essenziale per offrire la massima tutela al consumatore che decide di acquistare una bottiglia di Asti DOCG o di Moscato d’Asti DOCG.
Come Consorzio siete inoltre impegnati in una tutela legale della Denominazione. Quale è la situazione attuale?
L’Asti DOCG e il Moscato d’Asti DOCG sono dei veri e propri brand conosciuti a livello internazionale, da salvaguardare attraverso una adeguata vigilanza da frodi e contraffazioni. Partendo dal censurabile fenomeno dell’Italian sounding si giunge fino a dei veri e propri casi di contraffazione del marchio, che causano enormi danni economici e di immagine, al marchio Asti; per questo il nostro Consorzio ha attivo un servizio di sorveglianza mondiale con il supporto di studi legali preposti alla tutela legale del marchio e della parola “Asti” anche nei lettering del paese di esportazione. Attività che non si esaurisce con le eventuali cause in corso contro chi utilizza in modo scorretto il nostro marchio, ma si amplia fino a raggiungere le istituzioni nazionali e internazionali.
Come descriverebbe il legame che esiste tra l’Asti DOCG e il Moscato d’Asti DOCG con il loro territorio di origine?
Indissolubile. Credo che sia questo il termine che meglio risponde alla domanda. Sappiamo infatti che una Denominazione è la somma di una pluralità di elementi, che, oltre al vitigno, coinvolgono il microclima (continentale ma ancora mitigato dalla vicinanza del mare), i vignaioli (dove in particolare nelle colline dei “Sorì” non si sono spaventati del duro lavoro, delle pendenze e dalla fatica) e il territorio. Nel caso dell’Asti DOCG e del Moscato d’Asti DOCG questo significa ripercorrere secoli di storia, lungo i quali il Moscato ha accompagnato le nostre colline attraverso gli enormi cambiamenti demografici, climatici e culturali che le hanno interessate. Un rapporto simbiotico, in cui ciascun elemento influenza ed è influenzato. Per questo, nonostante si tratti di un vitigno coltivato un po’ ovunque nel mondo, il nostro Moscato e i relativi vini a Denominazione riusciranno sempre a distinguersi, non solo da un punto di vista organolettico, ma anche da un punto di vista identitario. I nostri spumanti Asti Secco e Dolce e il Moscato d’Asti nascono al 100% da uva Moscato bianco, su un terreno ricco di calcare (qui milioni di anni fa avevamo il mare) tipico dei 52 comuni delle zone collinari di Asti, Alessandria e Cuneo, riconosciuti nel 2014 Patrimonio mondiale dell’Umanità in una core-zone denominata “Canelli e l’Asti spumante”.
L’Asti DOCG e il Moscato d’Asti DOCG sono caratterizzati da un bouquet di profumi unico, che richiama appieno quello delle uve Moscato da cui prende origine. Come è possibile tutto ciò?
Al di là della grande competenza enologica che caratterizza il nostro territorio, il merito è da attribuire alla catena del freddo, al cui sviluppo il Consorzio ha lavorato nel corso dei decenni. Senza scendere nei dettagli tecnici, possiamo limitarci a dire che le basse temperature preservano gli aromi e i profumi dell’uva. Per questo l’intera filiera di produzione è svolta in condizioni di ipotermia, garantendo così inconfondibile il suo profumo, che ha la freschezza e l’intensità dell’uva appena raccolta. Trovi sentori di pesca bianca, salvia, tiglio, fiori di acacia e molti altri che il Moscato esprime in tutto il suo potenziale organolettico e in ogni bottiglia.
Quali sono le differenze organolettiche tra i vini da voi tutelati e quali gli abbinamenti consigliati?
Evitando una lista di abbinamenti che limiterebbero la fantasia e le opportunità offerte dai nostri vini, il mio consiglio è di provare questi vini in modo creativo. Nella storia il Moscato d’Asti e l’Asti DOCG, hanno sempre trovato uno spazio da protagonisti in tavola, in quanto riescono a mantenere la loro unicità tra i vini da festa e con il dessert. L’Asti Dolce è l’emblema della tradizione italiana e non solo dei vini spumanti. L’Asti Secco è l’ultima novità e interpreta lo spirito nuovo che aleggia in cantina. L’Asti Secco è uno spumante moderno di grande personalità che risponde alle esigenze di un pubblico giovane. Lanciato sul mercato solo un anno fa, l’Asti nella tipologia del Secco è uno spumante che conserva la forte identità che contraddistingue l’uva moscato bianco. Grazie a una tecnica di spumantizzazione studiata appositamente per esaltarne le caratteristiche, si è ottenuto un prodotto unico, con un quadro gustativo e olfattivo equilibrato e armonioso. Al palato è fresco con un sapore equilibrato e aromatico che lo rendono adatto per il momento dell’aperitivo, per accompagnare una pizza, ma anche l’intero pasto, abbinandosi perfettamente a salumi (come citava Mario Soldati), carni bianche, pesci e crostacei e anche primi piatti in particolare i risotti.
A cura di Giovanni Gennai
Fonte: Consortium 2019/02