AssoDistil, l’associazione italiana dei distillatori, in occasione della sua consueta assembla annuale, ha festeggiato il settantesimo anniversario della sua nascita, avvenuta a Roma l’11 luglio 1946.“Il mondo della distillazione in questi 70 anni – ha osservato il presidente AssoDistil, Antonio Emaldi – è profondamente cambiato: AssoDistil ha cercato di accompagnare questo mutamento, sostenendo le aziende e facendosi portavoce delle loro esigenze. Oggi i nostri prodotti sono distillati da meditazione di grande prestigio, le nostre distillerie rappresentano un anello fondamentale delle filiere agricole e hanno dato il loro contributo anche allo sviluppo delle agroenergie”. Eppure, a guardare i numeri, l’Italia appare molto lontana dal forte aumento di produzione, che l’industria della distillazione ha registrato negli ultimi anni a livello mondiale. Nell’ Unione europea si è passati da 21 milioni di ettanidri nel 2005 a 73 milioni nel 2015. Tale crescita, però, non ha riguardato l’Italia, che ha visto addirittura ridursi i volumi di alcoli e acquaviti di circa il -40%. In tutto il mondo, la produzione nello stesso decennio è passata da 457 milioni di ettanidri a 1 miliardo e 175 milioni di ettanidri.
Come mai l’Italia è rimasta in disparte? “Mentre altrove la produzione di bioetanolo ha letteralmente fatto esplodere il settore distillatorio – ha osservato Emaldi – nel nostro Paese la carenza di una strategia nazionale sui biocarburanti ci ha impedito di essere attori protagonisti anche in questo segmento, facendo perdere opportunità di sviluppo all’agricoltura e all’industria”. In dieci anni, il 35% delle distillerie ha chiuso. “Le nostre aziende, per scelte non nostre, si sono trovate in seria difficoltà: scontiamo certamente – ha spiegato il numero uno dei distillatori – la storica insufficienza nazionale di materie prime agricole, fondamentali per la distillazione, ma anche le politiche di Bruxelles nei settori del vino e dello zucchero, che negli ultimi anni hanno avvantaggiato soprattutto alcuni Paesi”.In questo quadro, il ruolo di AssoDistil appare irrinunciabile per la difesa della categoria. “Il nostro compito – ha sottolineato Emaldi – anche a distanza di 70 anni resta sempre lo stesso: far sentire con forza la voce dei distillatori, in Italia e in Europa. Senza mai dimenticare, però, che l’industria ha bisogno del sostegno della politica per il proprio sviluppo. Altrimenti non c’è futuro”.
Fonte: Il Tempo