Brandy, crisi continua, se il mondo della distillazione è un modello di economia circolare allora ci sono alcune ombre che rischiano di mandare in crisi questo percorso virtuoso. La prima: oggi, le acquaviti di vino sono giunte al minimo storico di produzione di 10 mila ettolitri e nel giro di 6 anni, sono calate del 90%. La seconda: l’acido tartarico naturale «Made in Italy» si trova a contrastare l’invasione del concorrente prodotto in Cina, derivato dal benzene o dal butano. L’export di acido tartarico sintetico cinese ha raggiunto un volume pari all’intera produzione europea di quello naturale. «Occorre modificare la normativa a livello Ue – ha messo in guardia Antonio Emaldi, presidente dei distillatori – differenziando la denominazione del nostro additivo». Nel frattempo, però, i distillatori hanno provato a diversificare le loro produzioni rilanciando in grande stile il progetto del bio-etanolo, un biocarburante avanzato di origine vegetale, la cui matrice sono sottoprodotti e colture agricole dedicate, quindi non utilizzabili in alimentazione, umana o animale. Secondo dati di AssoDistil, la capacità produttiva delle aziende italiane è pari a 215 mila tonnellate l’anno. «Riteniamo che questo biocarburante possa aprire grandi possibilità al settore – ha annunciato Emaldi – e per questo abbiamo creato una nuova sezione di AssoDistil dedicata al bioetanolo».
Economia circolare
Senza dimenticare che attraverso la combustione e la digestione dei residui della distillazione, le distillerie producono quasi 300.000 Mwh all’anno di energia elettrica, «fornendo un contributo significativo al miglioramento della qualità dell’ambiente». Ogni anno, le distillerie lavorano tonnellate di materie prime agricole, come cereali, frutta, vino e vinacce che sono trasformati in numerosi altri prodotti: solo le cantine vinicole conferiscono alle distillerie un milione di tonnellate di sottoprodotti, garantendo la qualità dei vini ed evitando possibili sofisticazioni. In Italia ci sono oltre 500 aziende operanti nel comparto dei distillati, che danno lavoro a 4800 persone su tutto il territorio nazionale. La maggior parte delle imprese è a conduzione familiare, con una tradizione storica sul territorio di grande rilievo: soltanto il 4% delle aziende è dimensioni medio-grandi.
La grappa sbarca in USA
Se il futuro è legato all’energia il presente della distillazione si concretizza nel progetto di sbarcare sul mercato americano grazie ad un progetto finanziato dall’UE e dai distillatori. «La nostra strategia – ha spiegato Cesare Mazzetti, presidente Comitato Nazionale Acquaviti di AssoDistil – è quella di seguire la strada già tracciata dai grandi vini italiani, oggi amati in tutto il mondo». L’export apre nuove prospettive per le distillerie, anche nell’Europa dell’Est e nei Paesi dell’Estremo Oriente. Negli ultimi 3 anni, 6 aziende su 10 hanno visto crescere le loro esportazioni.
Fonte: La Stampa