Il futuro del made in Italy agroalimentare passa dalla difesa dei diritti delle denominazioni protette nel mercato interno, in quello comunitario e nei mercati extra-comunitari. Di questo ne è certo Flavio Innocenzi, direttore del Consorzio Tutela Formaggio Asiago che, in questi ultimi anni, si è distinto per l’azione di promozione e tutela a livello globale del marchio Asiago DOP.
In un contesto molto dinamico, senza esclusione di colpi, si assiste, da un lato, a crescenti tentativi di delegittimare un comparto di interesse nazionale come quello delle Indicazioni Geografiche, dall’altro, rispondere con la prospettiva di nuovi dazi e imposizioni di vincoli fino a ieri inimmaginabili. Di fronte a questo scenario, la sinergia tra prodotto e territorio, elemento distintivo e fondante dell’Indicazione Geografica, è l’occasione unica e inimitabile di promozione economica che il sistema Paese deve sostenere e promuovere. A confermarlo sono i numeri del comparto dei prodotti DOP e IGP italiani che oggi valgono 14,8 miliardi di fatturato alla produzione (vino escluso) e contano esportazioni per 8,4 miliardi di euro, con un peso del 22% delle tipicità sull’intero export agroalimentare (dati Rapporto 2017 Ismea-Qualivita). Un settore, quello delle DOP e IGP, non delocalizzabile, che fornisce un importante contributo alla fiscalità nazionale e la cui salvaguardia andrebbe inserita tra le priorità nazionali in quanto asset strategico per l’economia del Paese.
Un esempio di quanto è possibile fare in questo senso è la recente attività di tutela in Messico. Qui, grazie all’attività del Consorzio, la denominazione Asiago è riconosciuta, ai sensi dell’Accordo di Lisbona, come indicazione geografica e pienamente tutelata. Questo traguardo, che ha comportato il pieno ed esclusivo diritto alla commercializzazione attraverso l’uso della denominazione Asiago, è stato accompagnato da un’attività istituzionale che ha consentito la classificazione in una categoria doganale più consona e, di fatto, il passaggio dei dazi dal 120% al 45%, ha dato un sostanziale impulso all’export della specialità veneto-trentina nel paese. Un chiaro esempio di come commercializzazione e tutela sono due elementi saldamente uniti e imprescindibili l’uno dall’altra.
“Il momento che stiamo vivendo – afferma il Presidente del Consorzio di Tutela, Fiorenzo Rigoni – richiede un impegno straordinario. Riteniamo che il mondo delle denominazioni d’origine necessiti di azioni di supporto e valorizzazione internazionali che non possono passare dall’introduzione di dazi ma da un’azione concertata e strategica. Per questo, ribadiamo il valore della “Dichiarazione di Bergamo”, documento di indirizzo in cui si individuano i temi prioritari per sostenere la crescita del settore e ribadirne la centralità all’interno dell’agenda politica internazionale: lotta alla contraffazione, cooperazione internazionale, sostenibilità, web transparency. E tutto ciò è possibile a condizione che non si cerchino scorciatoie di breve periodo e che il sistema politico italiano, di concerto con la Ue, si impegni per salvaguardare i diritti di proprietà intellettuale legati ai prodotti DOP e IGP. Una tutela che coincide non solo con la difesa di interessi economici vitali ma col riconoscimento di un valore non negoziabile come l’identità e la cultura di intere comunità locali”.
Fonte: Consorzio Tutela Formaggio Asiago