Quello del 2017 sarà il primo Olio delle Marche IGP con certificazione concessa dall’Unione Eurpea. L’aspettativa è per un olio di grande qualità, con un buon contenuto in polifenoli (antiossidanti naturali), dal gusto amaro e piccante, con le sostanze volatili tipiche di ciascuna varietà. Si stanno producendo, in questi giorni, i primi oli che avranno la certificazione Marche IGP, sia mono che plurivarietali. Dopo un percorso ventennale, le Marche hanno ottenuto l’Indicazione geografica protetta dell’Unione europea. La campagna oleicola in corso è l’occasione per fare il punto su un settore caratteristico dell’agricoltura marchigiana che coinvolge 25.458 aziende agricole (di cui 1.474 biologiche) su 44.866 totali, con una produzione media tra i 250 e i 350 mila quintali di olive e 35 e 50 mila quintali di olio: l’1 per cento della produzione nazionale, ma di grande qualità, dove eccellono il Cartoceto DOP e, ora, il Marche IGP; quest’ultima con una diffusione territoriale che coinvolge il 76 per cento della superficie regionale e le principali aree olivicole marchigiane.
La campagna in atto, seppur non entusiasmante dal punto di vista quantitativo, a causa delle anomalie climatiche e della siccità, promette bene sotto l’aspetto qualitativo, grazie all’assenza quasi assoluta della mosca dell’olivo che lo scorso anno ha creato seri problemi alle produzioni locali. Un auspicio rafforzato dalla buona risposta che il settore ha rivolto alla novità, tanto attesa, dell’IGP, riconosciuta il 20 aprile 2017: al 30 settembre – scadenza per la presentazione delle domande di adesione al marchio nel primo anno, poi andranno inoltrate entro il 30 giugno – sono pervenute 68 richieste all’Autorità pubblica di controllo dell’Assam (Agenzia regionale per i servizi agricoli). Gli operatori che hanno presentato l’istanza ricoprono ruoli diversi nella filiera oleicola: la certificazione chiesta riguarda così 106 attività tra olivicoltori, frantoiani, confezionatori e intermediari. Sono in corso le ispezioni di verifica al disciplinare e, al 27 ottobre, risultano iscritti 37 operatori (23 olivicoltori, 19 frantoiani, 22 confezionatori). «La certificazione acquisita non cambia la qualità dell’olio marchigiano, che è già di ottima fattura, tanto è vero che gli stessi Veneziani della Serenissima dicevano di non miscelarlo con altri oli, tanto era prezioso. Ci consente però di raggiungere i mercati internazionali dove la qualità deve essere certificata», ha detto la vice presidente Anna Casini.
Fonte: corriereadriatico.it