“Noi viticoltori sappiamo resistere alle cattive annate, non alla burocrazia”. Il patron della Marchesi Antinori: “Supermercati e Internet aiutano, l’esagerazione di controlli uccide. Patuanelli agisca”
L’effetto domino della perturbazione del virus planetario, come prevedibile, non ha risparmiato la galassia dei produttori vitivinicoli italiani. L’inequivocabile verdetto dei dati quantifica il più grave danno economico degli ultimi 75 anni subito da un settore protagonista del rinascimento enoico nazionale e della genesi della sua venerazione nel mondo. Non resta che scrutare tra gli spiragli di luce avvistabili in fondo a un tunnel in cui si addensano ancora ombre di non trascurabile entità. Pur prendendo atto di un colpo per i vini italiani che definisce “duro e pesante”, il marchese Piero Antinori, discendente di una famiglia patrizia tra le più antiche del mondo, presidente onorario della Marchesi Antinori, con sede operativa a San Casciano Val di Pesa (Firenze) in pieno Chianti Classico, storica azienda con tradizione vignaiuola di 60o anni e punto di riferimento dell’enologia italiana, resta un inossidabile ottimista, giacché, “anche le peggiori tragedie grazie a Dio, passano” e dopo la tempesta “torna sempre il sole“.
“L’unica ancora di salvezza è la vaccinazione. Confidiamo in un cambio di passo“. Presidente, dopo più di un anno di epidemia, quali sono i numeri indicativi delle conseguenze sul comparto vinicolo italiano? “Premesso che sarà necessario analizzare anche la tendenza dei primi mesi del 2021, possiamo stabilire un raffronto tra il 2020 e il 2019. Il contraccolpo più evidente si è riscontrato nelle forniture a ristoranti, alberghi, ed eventi, con affari perduti per circa il 36-37 %. Un dato parzialmente confortante è quello delle vendite nella grande distribuzione organizzata, con incremento del 7-8 %, il che parzialmente riequilibra la portata dei danni economici. Le esportazioni hanno sofferto in maniera contenuta, con un meno 3-4 %, e ciò dimostra la solida posizione che i vini italiani sono riusciti a conquistarsi all’estero attraverso gli investimenti degli ultimi 4o anni. Anche oltre-confine le vendite nei super e ipermercati sono aumentate, Usa compresi”.
E per l’enoturismo, soggetto alla scure delle restrizioni di libertà di spostamento? “Noi, qui nella nostra azienda in Chianti, registravamo una media di 40.00o visitatori l’anno. Ebbene, questo flusso si è azzerato. Con effetti negativi anche sulle vendite, perché spesso i viaggiatori che fanno tappa nelle cantine, acquistano i vini. Questa situazione è particolarmente preoccupante per quei piccoli produttori che realizzano etichette di qualità e puntano molto su questo canale“. I resoconti di mercato manifestano un’impennata degli acquisti on line di vini. L’e-commerce, oltre a tamponare la perdita di fatturato, può costituire oggetto di maggior approfondimento per il futuro? “Nella situazione in cui ci troviamo, è necessario saper vedere gli aspetti positivi. Questo è uno dei pochi. Pur partendo da indicazioni statistiche ancora limitate, si osserva, in questo canale di commercializzazione, una tendenziale crescita a doppia cifra, stimabile in un più 20-25 %. Ciò significa che il consumatore sta cambiando rapidamente atteggiamento nei confronti di questa opportunità di acquisto da casa. Questo fenomeno interessa anche i vini di fascia medio-alta. Noi produttori dobbiamo generalmente ammettere che abbiamo considerato questo mezzo con scarsa convinzione. Ci siamo sbagliati. Il futuro, anche del vino, sarà molto più orientato in questa direzione e pertanto questo periodo ci ha obbligato a valutarla più seriamente, aumentando gli investimenti. Varie aziende l`hanno già fatto, con risultati di rilievo” (…).
Fonte: La Verità