Affari & Finanza
Prodotti alimentari esclusivi, accompagnati da denominazioni di origine e spesso lanciati sul mercato da aziende di piccole dimensioni. L’alto di gamma è un fiore all’occhiello dell’alimentare italiano, segno caratteristico del mangiar bene, che oggi si trova a fare i conti con nuove opportunità (a cominciare dalla domanda crescente che arriva dai mercati emergenti) e criticità (il rallentamento della congiuntura in Occidente, in parte compensato dal boom dei consumi a km 0). Dario Righetti, partner di Deloitte e responsabile Consumer Business per l’Italia, inquadra il mercato. «Quello che da più parti viene definito luxory food è uno dei settori più reattivi di fronte alla crisi: dopo una flessione nel 2009, ci sono stati segnali di un’inversione di tendenza, rafforzati nel 2011». Collocato in un’industria alimentare che fa dell’Italia l’ avanguardia a livello europeo, l’alto di gamma ha il suo riferimento nei riconoscimenti sull’origine dei prodotti, dai dop agli igp. «L’Italia non può certo dirsi indietro nel contesto internazionale. C’è un’attenzione tra i produttori, così come nei territori dì riferimento delle produzioni che sta giocando un ruolo importante nel far emergere la qualità anche all’estero».