Gazzetta di Mantova
Si producono più prosciutti di quanto il mercato possa assorbire a prezzi remunerativi. E se non si crea valore a valle, è impossibile che questo avvenga a monte. L ‘legata a questo semplice meccanismo, secondo gli industriali della carne, la crisi del mercato dei suini, con la Cun – la Commissione unica nazionale chiamata a stabilire le quotazioni – quasi morta e sepolta. Non è che la conseguenza di una serie di fattori concomitanti che hanno reso «assolutamente insostenibile» la situazione. È quanto sostiene Assica, l’Associazione degli industriali delle carni e dei salumi, associata a Confindustria, a sostegno dell’ormai sistematica diserzione delle riunioni della commissione convocata ogni giovedì al Marmi. Le posizioni di macellatori e allevatori, come è apparso evidente la scorsa settimana in occasione del vano tentativo di riconciliazione al ministero delle Politiche agricole, è di muro contro muro. La delegazione di Assica, guidata dalla presidente, la reggiana Lisa Ferrarini, si è comunque presentata con un’ampia documentazione. A settembre, i nodi sono venuti al pettine, spiegano ad Assica. Il punto di partenza è il forte calo del consumo nazionale di salumi, che ha conosciuto il segno meno per il terzo anno consecutivo, evento senza precedenti dal dopoguerra. In particolare, la flessione ha riguardato i prosciutti Dop, vale a dire quelli che si producono con le cosce dei suini pesan ti, la tipologia pressoché esclusiva che viene allevata in pianura padana.
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