Sull’Etna (se si eccettuano alcune storiche realtà che li producono da molti anni) si stanno affacciando dei nuovi spumanti metodo classico dei quali sentiremo molto parlare in futuro
Vi sono luoghi che uniscono e altri che dividono. L’Etna è sicuramente uno di quelli che più unisce: mette assieme il mare e la montagna, il fuoco e il ghiaccio, la paura del vulcano con la gioia di camminarlo e ammirarlo. Da anni vi cammino sopra e ammiro non solo lui ma soprattutto i produttori di vino che lo sfidano continuamente e nello stesso tempo ne sfruttano le infinite e millenarie risorse, sparpagliate in luoghi di una bellezza che rende muti. I vini etnei invece non rendono muti anzi, non per niente sono sempre più ricercati dagli appassionati.
Molti conoscono gli Etna Rosso e gli Etna Bianco, non molti magari conoscono gli Etna Rosé ma credo che pochissimi abbiano avuto a che fare con gli Etna Spumante. In realtà si possono fare, per disciplinare, solo da 10 anni: sono dei metodo classico che devono rimanere sui lieviti per almeno 18 mesi e nascono, sempre per disciplinare, da almeno un 70% da nerello mascalese e per il rimanente da altre uve autoctone etnee, sia bianche (carricante e catarratto soprattutto) che rosse.