Lo scenario: il 2022 ha dato grandi soddisfazioni alla filiera di cibo e bevande sui mercati mondiali, mentre i consumi nazionali mostrano segnali crescenti di sofferenza. L’impegno dei produttori per non aumentare i prezzi finali di vendita
Da un lato c’è l’export, che cresce del 14,8%. Dall’altro ci sono le vendite sul mercato interno, che all’inizio di quest’anno hanno accusato un calo tra il 4 e l’8%. Il futuro del food italiano è tutto compreso tra queste due spinte, una verso l’alto e l’altra verso il basso. Chi spingerà di più? Il 2022 ha dato grandi soddisfazioni all’industria alimentare sui mercati internazionali.
Le esportazioni hanno sfondato il tetto dei 6o miliardi di euro e il merito è stato un po’ di tutti i comparti, dal vino alla pasta. Solo la frutta (mele e uva da tavola in particolare, ricorda l’Ismea) non ha saputo correre allo stesso passo. Quello dell`export è ormai un fenomeno consolidato, un punto fermo su cui il made in Italy agroalimentare può contare per fare cassa. Calcola sempre l’Ismea che, negli ultimi dieci anni, il valore delle esportazioni di food & beverage italiane sono cresciute dell’81%. In pratica, sono raddoppiate.
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Fonte: Il Sole 24 Ore