Prezzi, virus e clima mancanza di valorizzazione, concorrenza di altri Paesi. Sono i fattori che rendono complicata la campagna appena iniziata degli agrumi siciliani. E il distretto che racchiude anche tutti i Consorzi di tutela delle produzioni di qualità – Arancia di Ribera DOP, Limone di Siracusa IGP, Limone Interdonato DOP, Arancia rossa di Sicilia IGP – e dalle associazioni che hanno chiesto il riconoscimento (Mandarino tardivo di Ciaculli e Limone dell’Etna) chiede aiuto alla regione. Lo fa con una lettera a firma della presidente del distretto produttivo agrumi di Sicilia, Federica Argentati. «La campagna è complessa in particolar modo per gli imprenditori agricoli costretti a subire, nella maggior parte dei casi, prezzi non adeguati neanche a coprire i costi di produzione», scrive la presidente. Inoltre «molti agrumeti sono colpiti dal virus «Tristeza» e da altre fitopatie e molti imprenditori sono costretti ad abbandonare le proprie aziende a causa di mancanza di risorse necessarie al ripristino degli agrumeti danneggiati con ulteriori rischi di espansione delle malattie».
A questo aggiungono i problemi dovuti al clima e alla siccità. «Le alte temperature e il prolungato periodo di siccità dei mesi estivi, associato ad un malfunzionamento dei consorzi di bonifica, hanno fortemente danneggiato la produzione e in molti casi anche la struttura degli agrumeti». Da non sottovalutare, poi, gli «importanti ostacoli rispetto all’improcrastinabile necessità di valorizzare il prodotto trasformato attraverso con interventi legislativi a garanzia della tracciabilità e dell’etichettatura dei prodotti». Come se poi non bastasse, «abbiamo seri problemi, ma anche soluzioni, alla semplice individuazione degli ettari e delle quantità e varietà di prodotto ottenuto in campagna, commercializzato e trasformato in Sicilia». Oltre al fatto di subire «una forte concorrenza da parte di altri Paesi competitor, soprattutto della fascia mediterranea». Per Argentati, «vi è la necessità di ricontrattare alcuni protocolli tra Italia e altri Paesi tra cui la Cina» ed «è necessaria una valorizzazione delle produzioni di qualità sia fresche sia trasformate».
Fonte: Italia Oggi