Milano Finanza
In Italia le importazioni sono cresciute del 26%. Nel mentre il raccolto siciliano finisce al macero. Cresce l’esigenza di fare rete fra i produttori. L’arancia sarà pure rossa, ma la crisi del comparto senza dubbio è nera. E’ sempre più evidente, infatti, lo stallo dell’agrumicoltura siciliana, con la celebre arancia che, nonostante alcune recenti trovate di marketing accattivanti, proprio non vuol saperne di decollare sui mercati. Una soluzione potrebbe venire dall’economia di rete, ma certo non è semplice mettere insieme imprenditori che per anni si sono considerati competitor. Solo che, al punto in cui siamo, diventa sempre più necessario stringere un legame forte almeno tra l’Arancia Rossa di Sicilia IGP
e il territorio di provenienza, spingendo in direzione di una maggiore aggregazione tra produttori e confezionatori, innalzando barriere fito-sanitarie ed evitando l’abbandono/desertificazione delle campagne siciliane. In merito, un grido d’allarme sulla crisi del comparto agrumicolo regionale è stato lanciato a Scordia, in provincia di Catania, in occasione del convegno tenutosi nell’ aula consiliare del Municipio «Opportunità per la tutela e lo sviluppo dell’arancia rossa di Sicilia», incontro organizzato dal Comune di Scordia, dal Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP e dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) per promuovere la cultura della sinergia trai diversi protagonisti della filiera agrumicola, ma anche per ragionare su una campagna agrumaria definita dagli addetti ai lavori «poco soddisfacente».