La Nuova Sardegna
Perché la mafia sta approfittando della crisi per penetrare anche nell’imprenditoria legale e soprattutto nel settore dell’agricoltura? La risposta è stata data da Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, l’istituto che, assieme alla Coldiretti, elabora un rapporto annuale sui crimini agroalimentari: «A differenza di altri comparti, l’agroalimentare rimane un settore vivo», ha spiegato Fara, «perché del cibo, anche in tempi di difficoltà economica, nessuno potrà fare a meno quali che siano le circostanze e indipendentemente dalle congiunture economiche».
Affari, Le infiltrazioni mafiose sono, ovviamente, un problema differente dal «taroccamento» dei prodotti ai danni del consumatore: quei prodotti che dovrebbero essere sardi ma che invece si basano su ingredienti che provengono da altre parti del mondo; un problema ancora diverso da quello delle etichette che non rivelano la filiera originaria del prodotto. Qui si parla proprio delle infiltrazioni della malavita. Non c’è da stupirsi: la mafia si è sempre diretta laddove ci sono le possibilità di realizzare profitti. L’attività mafiosa, del resto, esprime una vasta gamma di reati: usura, racket estorsivo, furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine, danneggiamento alle colture per arrivare alla contraffazione e all’agropirateria. L’Eurispes ha stimato il volume d’affari complessivo dell’agromafia in 14 miliardi di euro di cui ben tre realizzati in Sardegna.