Distretti dell’agroalimentare al top nel 2020 per crescita dell’export. Lo mette in rilievo l’analisi condotta da Intesa Sanpaolo sulle aree più performanti nelle vendite all’estero.
Ventisette su 31. Scorrendo la lista dei distretti più performanti nel 2020 in termini di export è il settore alimentare a vincere a mani basse, occupando quasi integralmente la classifica che evidenzia le aree in crescita.
Dall’analisi di Intesa Sanpaolo (i distretti farmaceutici sono trattati in un report diverso) emerge in modo chiaro come sia proprio il comparto alimentare, anticiclico per eccellenza, a sostenere le medie in un momento di grande difficoltà. Nel terzo trimestre per queste aree prosegue il progresso delle vendite estere (+2,3%), con un bilancio positivo del 3,1% nei primi nove mesi dell’anno, variazione superiore rispetto a quanto osservato nelle aree non distrettuali (-0,6% nei mesi estivi e -2,1% nel periodo gennaio/settembre). Alimentare di Parma, del napoletano, le Conserve di Nocera, le Mele dell’Alto Adige, il Caffè, le confetterie e il cioccolato del torinese, l’Ortofrutta del barese, l’Olio toscano e l’Ortofrutta e le conserve del foggiano sono alcuni esempi, occupando i primi posti per crescita assoluta delle vendite estere tra gennaio e settembre. Un quadro che si è modificato tuttavia nel terzo trimestre, dove è visibile un recupero corale più ampio.
Dai minimi del secondo trimestre, quando solo 23 distretti su 157 presentavano dati positivi (un dato peggiore si trova solo all`inizio del 2009), si è passati a 6o aree in crescita. Con il risultato di passare da un -33,2% tendenziale del periodo aprile-giugno a un più confortevole -4,9% del trimestre successivo. Un quasi ritorno alla normalità legato alla riscossa degli elettrodomestici (+15% nel trimestre), così come dei mobili e dei materiali da costruzione, come ad esempio le piastrelle di Sassuolo. Se il bilancio complessivo dei distretti resta comunque in rosso, un calo trimestrale di 1,5 miliardi, lo si deve a performance negative in ampie filiere del made in Italy.
«Le incertezze sono tante – spiega il responsabile Industry di Intesa Sanpaolo Fabrizio Guelpa – ma la nostra stima vede comunque solo nel 2025 un ritorno del Pil italiano ai livelli 2019. La vera sfida, a livello-Paese, è quella di utilizzare le risorse del Recovery Fund per migliorare la nostra capacità competitiva. Per le aziende si tratta invece di cavalcare i temi che sono risultati vincenti durante l’emergenza. Come l’e-commerce, la filiera corta, la sostenibilità dei prodotti e la digitalizzazione dei processi».
Fonte: Il Sole 24 Ore