Allerta massima per il made in Italy agroalimentare. Ieri alla Seconda commissione dell’Assemblea generale dell’ONU è stata presentata la risoluzione introdotta dai sette paesi del gruppo Foreign Policy and Global Health che contiene, tra le altre cose, il contestato paragrafo “ammazza prodotti tipici”. Era già stata mitigata nel vertice ONU il 27 settembre la proposta dell’OMS di introdurre tasse, semafori rossi, etichette penalizzanti con giganteschi bollini neri, e restrizioni nel marketing su “cibi e bevande non salutari”. Cibi non salutari che, secondo i tecnici dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono quelli che superano determinate soglie di sale, grassi e zuccheri. Un’indicazione che, se approvata, penalizzerebbe in maniera sostanziale tutte le eccellenze alimentari italiane: olio extravergine d’oliva, prosciutto, formaggi, pasta, vini e dolci.
Nelle prossime settimane cominceranno i negoziati sulla risoluzione per cercare di individuare una posizione comune. Dovranno concludersi entro il 14 dicembre, data dell’ultima convocazione dell’anno per la Seconda Commissione. Saranno portati avanti dai sette paesi firmatari (Brasile, Francia, Norvegia, Indonesia, Sudafrica, Thailandia, Senegal) che discuteranno separatamente con Unione europea, Stati Uniti, con il G7, e con gli altri paesi membri ONU. Per quella data si capirà se la risoluzione verrà presentata all’Assemblea generale per il voto.
La Rappresentanza italiana all’ONU è già al lavoro per cercar di far gruppo con altri paesi europei e trovare una posizione comune sul contestato paragrafo contro i prodotti tipici dell’agroalimentare. Il punto fondamentale di opposizione, spiegano i diplomatici italiani, è che non si può andare a ridiscutere dopo sole sette settimane un principio che è stato approvato ai massimi livelli dai capi di stato e di governo. Questa sarà probabilmente la posizione europea. Ma il rischio che il provvedimento possa passare è alto perché è contenuto in una risoluzione molto più ampia che interessa da vicino proprio i piccoli paesi raggruppati nel G7.
Se dovesse essere approvata la risoluzione così come è ora tutti i paesi, sarebbero autorizzati ad apporre etichette con giganteschi bollini neri o semafori rossi su cibi e bevande, come quelle delle sigarette, che ammazzerebbero l’export agroalimentare made in Italy. Una voce importantissima per l’economia italiana che vale oltre 41 miliardi di euro l’anno e che è in crescita.
Fonte: Il Sole 24 ORE