Tra i settori dell’economia produttori di beni, l’agroalimentare (inteso come somma di agricoltura e industria degli alimentari, bevande e tabacco) è il più importante in Italia per numero di occupati (il milione e 408 mila), valore della produzione (205 miliardi di euro) e valore aggiunto (65 miliardi di euro).
In tutti e tre i casi, nel 2021, l’agroalimentare precede la metallurgia e i prodotti in metallo, che si collocano al secondo posto, e le macchine e gli apparecchi meccanici, al terzo posto. Sono dati contenuti nel nuovo studio “Il settore agroalimentare italiano“, realizzato congiuntamente dalla Fondazione Edison e dalla Fondazione Argentina Altobelli che sarà presentato il 29 settembre a Roma nell’ambito dei lavori del 7° congresso nazionale della Uila, il sindacato di categoria della Uil del settore agroalimentare. Non è consuetudine, dal punto di vista statistico e dell’analisi economica; considefare unitariamente l’agricoltura e l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco, che vengono normalmente trattate separatamente. In tal modo, però, si perde di vista la dimensione complessiva di una filiera che vede l’Italia primeggiare nel mondo ben oltre i dati conosciuti.
Lo studio delle Fondazioni Edison e Altobelli ha invece considerato la filiera agroalimentare italiana nel suo insieme, evidenziando altresì i primati congiunti dell’agricoltura e dell’industria alimentare, delle bevande e dei tabacchi del nostro Paese, facendoli emergere sia a livello produttivo sia a livello di commercio estero.
Basti pensare che su 941 prodotti agroalimentari scambiati a livello mondiale per i quali esistono cinque posti al mondo per migliore bilancia commerciale in ben 158 voci merceologiche, per un controvalore di surplus di tali prodotti di oltre 33 miliardi di dollari nel 2020. I suddetti 158 prodotti costituiscono il nocciolo duro del nostro export agro-alimentare, che ha superato per la prima volta nel 2021 i 50 miliardi di euro, raggiungendo i 52 miliardistatistiche omogenee per tutti i Paesi, l’Italia figura ai primi
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Fonte: Il Sole 24 Ore