«C’è ancora un miracolo italiano che regge nei momenti più critici e tiene più degli altri». Ne è convinto Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria che intervenendo alla Luiss Business School di Roma ha esaltato la “DOP economy“, un sistema composto da 200 mila imprese che produce un terzo di tutte le Indicazioni Geografiche nel mondo (822 denominazioni Dop, Igp e Stg su circa 3 mila). «I dati – aggiunge il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio – esaltano le aziende, piccole e grandi, in grado di trasformare le materie prime nazionali e straniere in un prodotto lavorato e richiesto in tutto il mondo». Quella chiusa ieri potrebbe essere definitiva la settimana dell’orgoglio verde con lo svolgimento a Milano di Tuttofood (con visitatori da 43 paesi esteri) e a Cesena della fiera internazionale dell’ortofrutta Macfrut (1.100 espositori, 1.500 buyer stranieri).
I numeri del settore agroalimentare sono da record. Coldiretti li ha elencati alla fiera di Rho dinanzi al premier Conte: gli occupati (1,3 milioni) sono cresciuti in cinque anni quattro volte più degli altri comparti; l‘export (nel 2018 a quota 41,8 miliardi di euro) in 10 anni è andato avanti dei 47,8% contro il 16,5% della media Italia. «Ma l’andamento sui mercati internazionali potrebbe essere ancora migliore – ha affermato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – con una più efficace tutela nei confronti della agropirateria che fattura oltre 100 miliardi di euro». Secondo Prandini per affermare i prodotti originali «occorre anche superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse pubbliche all’estero puntando a un’agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo ». Il riferimento chiaro è al modello francese di Sopexa e al coinvolgimento delle ambasciate. Proprio lo studio presentato dalla Luiss a Roma ha evidenziato che nel settore alimentare il 98% è composto da piccole e micro aziende e solo l’1% della totalità ha più di 250 dipendenti. «E’ necessario presentarsi quindi sui mercati – ha spiegato Vacondio – come un sistema produttivo compatto e portatore di valori unitari, anzichè come un agglomerato di brand differenti».
Fonte: Il Messaggero