Nel mercato USA è in costante ascesa l’appetito per i prodotti agroalimentari di qualità: biologico, Ogm free e in generale alimenti “clean label”, ovvero prodotti con pochi e chiari ingredienti, sono sempre più richiesti dai consumatori americani e il mercato non riesce a soddisfare la domanda. Attualmente gli USA hanno un deficit di importazioni di prodotti bio di 1 miliardo di dollari, destinato ad allargarsi per la velocità con cui crescono le vendite: un’analisi del Financial Times evidenza che tra il 2007 e il 2014 le vendite di prodotti bio in america sono raddoppiate arrivando a 36 miliardi di dollari e quelle di cibi Ogm free sono triplicate a 15 miliardi di dollari e questi numeri stanno suggerendo che non si tratta solo di moda ma di un vero e proprio trend di lungo periodo legato alla richiesta di prodotti di qualità.
Questa situazione è stata confermata anche dal Segretario di stato americano all’agricoltura Tom Vilsack a margine di un’intervista sui colloqui per l’accordo di libero scambio Europa-Usa TTIP: “Il biologico sta crescendo rapidamente in Usa ma è un settore relativamente piccolo con una domanda, però, in aumento e i distributori statunitensi non sanno se avranno una fornitura adeguata”. Piccolo per gli standard americani, ma con 36 miliardi di dollari decisamente sostanzioso per quelli italiani e di altri stati europei: tutto ciò può rappresentare una straordinaria leva di marketing per i prodotti Made in Italy, dato che la nostra legislazione è una delle più restrittive al mondo in fatto di Ogm e una delle meglio posizionate per le produzioni bio. L’Italia ha esportato cibi bio per 1,4 miliardi di euro nel 2014, in crescita del +12,7%. Dal 2008 la crescita è stata del +337%, secondo i numeri dell’Osservatorio Sana curato da Nomisma. La propensione all’export delle aziende bio è forte: il 24% del fatturato raggiunge i mercati internazionali, a fronte di un 18% medio delle aziende agroalimentari italiane.
FONTE: Foodweb.it